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Almodovar rivela il clou della trama del suo prossimo film " Revolver"

Ultimo Aggiornamento: 01/07/2005 17:16
28/06/2005 09:01
 
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ALMODÓVAR RIVELA PER LA PRIMA VOLTA IL CLOU DELLA TRAMA DEL SUO PROSSIMO FILM, "VOLVER"
Persino Kafka rimarrebbe di stucco leggendo l' intervista che ieri Almódovar, 53 anni, gay, capelli ormai quasi bianchi, ha concesso al suo giornale preferito, il filo-socialista "El País"

Cultura della morte e dei cimiteri che si vive nella sua regione natale, la Mancia di Don Chisciotte. I quartieri operai di Madrid dove tre generazioni di donne sopravvivono con una moltitudine di etnie. E i ruoli affidati sia al grande ritorno della straordinaria Carmen Maura, 59 anni, la sua musa con cui aveva rotto i rapporti dopo "Donne sull'orlo di una crisi di nervi" dell'88, sia all'adorata Penélope Cruz. Il geniale e bi-oscarizzato regista Pedro Almodóvar rivela per la prima volta il clou della trama del suo prossimo film, "Volver" (Ritornare). Persino Kafka rimarrebbe di stucco leggendo l' intervista che ieri Almódovar, 53 anni, gay, capelli ormai quasi bianchi, ha concesso al suo giornale preferito, il filo-socialista "El País". E non solo per il copione. Il clou della sua 17ª pellicola, il cui primo ciak è previsto per il 18 luglio con location a Madrid e nella Mancia, si ispira ad un fatto reale raccontato al regista dalla defunta madre: il ritorno del fantasma di suo nonno, che appariva al cognato. "Il titolo del film è lo stesso di un noto tango ed ha molteplici significati, al di lá di tornare a girare con Maura e Cruz - esordisce l'autore di "La mala educación" -. C'è un momento in cui Penélope, una casalinga con un sacco di problemi, canta "Volver". Ed in quel preciso momento torna dall'aldilà sua madre, Carmen". Almodóvar spiega subito da dove venga questo tocco kakfiano: "La cultura della morte è molto radicata nella Mancia ove sono nato ed ho vissuto i miei primi 8 anni. Io, per esempio, ho convissuto con il fantasma di mio nonno". "Il mio antenato morí quando mia madre era piccola. Poi si presentò a un suo cognato, che si ammaló per le apparizioni. Fino a quando le donne del paesino (Calatrava, ndr) gli dissero di non avere paura, di chiedere al fantasma cosa volesse - ricorda il regista - Ma la cosa più incredibile è che il borgo intero accompagnó il cognato di mio nonno e il suo fantasma al cimitero per accomiatarsi da lui. Il camposanto è fondamentale per questo film, come il vento che sporca le tombe, le riempie di polvere e di erbacce". Dopo aver assicurato che la sua relazione con la morte "non è ancora risolta ed è in sospeso con il mio psichiatra", Almódovar insiste sul fatto che nella sua regione la morte è un rito sociale vissuto e condiviso con "allegria, senza paura, perchè nella Mancia la morte è piena di vita e di grazia". E , benchè sia agnostico, il regista di "Tutto su mia madre" confessa che gira il film per invocare la genitrice scomparsa, perché lei è stata l' ispiratrice. Sospira."La Mancia è mia madre". A "Volver" partecipano anche le sue due sorelle, che gli fanno conoscere donne della Mancia immigrate a Madrid, perchè "ci sono dettagli che è impossibile inventarsi. I film devono ispirarsi sempre a fatti reali". Nella pellicola compaiono anche due altre attrici protagoniste, Lola Dueñas (la "Rosa" di "Mare dentro" di Alejandro Almenábar, già infermiera in "Parla con lei") e la new entry Blanca Portillo, affermata star del fortunatissimo serial "Siete Vidas" di Tele-5. Ma il regista preferisce parlare delle "chicas Almodóvar" più care. "Maura ha un ruolo meraviglioso. Reincontrarla è stato emozionante, una sensazione di aver recuperato qualcosa di importante, un sentimento non solo professionale", precisa il guru della Movida. E la Cruz, già scelta per "Carne Tremula" del '97 e "Tutto su mia madre" del '99? "Ci vogliamo molto bene, è quasi una relazione paterno-filiale. É sempre stato cosí da quando ci conosciamo. Penélope è travolgente, un mix di innocenza e passione".


http://www.gaynews.it/view.php?ID=32914
01/07/2005 17:16
 
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Almodóvar: ecco i fantasmi delle mie donne
Nel nuovo «Volver» i ricordi d’infanzia del regista: «La morte è anche grazia, e allegria» STRUMENTIVERSIONE STAMPABILEI PIU' LETTIINVIA QUESTO ARTICOLO
MADRID—Pedro Almodóvar, in gran forma, capello bianco phonato, ha riunito per il suo 16mo film Volver («Tornare», un famoso tango di Garrel) cui dà il via il 18 luglio, set nei quartieri operai multietnici di Madrid e La Mancha, cinque tra le sue chicas favorite. Alcune sono new entry, come Yohana Cobo, la televisiva Bianca Portillo, Lola Duenas, ma le protagoniste sono due sue ex fiamme: Carmen Maura, splendida 59enne musa esiliata dopo una lite anni fa, e Penélope Cruz, già nel cast di Carne tremula e Tutto su mia madre. Se lo coccolano con gli occhi, come minimo gli dicono che è un sogno lavorare con lui, che sono ruoli magici. Carmen spiega che bisognava solo trovare l'occasione giusta, Penélope assicura che lei la Spagna non l'ha mai lasciata, che le radici sono qui, alla faccia di Tom Cruise.

Pedro incassa e racconta il film con cui fa i conti col suo passato, compresi spiriti e fantasmi: «E' il mio Indiana Jones, non nel senso dell'avventura d'azione, ma perché è la vita che è uno spettacolo: una cavalcata nelle relazioni complesse della mia famiglia, nei ricordi del villaggio della Mancha, Calatrava, dove ho vissuto fino a 8 anni, dove gli uomini stavano nei campi e le donne a chiacchierare ». E lui ad ascoltare: tre generazioni sulla passerella della memoria. «Nonna Carmen appare alla figlia Penélope, una matta mediterranea come certe Loren o certe Cardinale, proprio mentre lei canta "Volver"; e poi la sorella, l'impertinente ragazzina che litiga con mammà, la vicina, basilare categoria socio affettiva, che portava i pantaloni prima delle altre».

Un mondo che Pedro conosce e ama, che sta dentro il cuore e gli ritorna fisicamente nelle forme e nei suoni, il vento che porta polvere ed erbacce sulle tombe: «E' mia madre che mi ha ispirato tutti i personaggi e lei invoco. Io con lei continuo a parlare, è sempre presente, la vedo e ne sento ancora i discorsi. Lei che mi raccontava del fantasma del nonno che andava a tampinare mio cognato. Veniamo al punto: il film è sulla cultura della morte, specialità regionale. Ma non è una tragedia: specialmente le donne, nel lutto e nel dolore si sentono realizzate, tutti al paese credevano che i defunti tornassero tra noi, la morte è accettata in modo naturale. Io sono agnostico, ma da bambino convivevo col nonno scomparso e oggi mi piace che altri ci credano. La mia relazione con la morte non è risolta. Nella Mancha le donne vanno a ripulire le tombe, ci fanno i pic nic al cimitero, con allegria, perché la morte è anche vita e grazia: è la cultura del ritrovarsi, del tornare ». Dramma o commedia? «Una commedia, con implicazioni drammatiche; e viceversa, vedremo alla fine. Dopo un film tutto maschile, cupo e dark come La mala educacion sentivo il bisogno di ritrovare le mie donne e le loro complicità. Non posso far commedia con gli uomini, dovrei guardarmi dentro, tornano subito memorie paterne, autorità e repressione».

Quando Pedro, regista dai due Oscar, comincia a girare, ridiventa casto e santo: «Mentre lavoro mi sembra che il film sia il mezzo per sopravvivere, che ogni volta ci sia dentro tutta la mia vita, che mi renda forte, che sia il migliore di tutti». Nella giornata in cui il governo spagnolo ratifica l'unione gay non poteva mancare il commento del regista che fra i primi si dichiarò: «Credo sia una giornata storica oggi per la Spagna, un momento chiave della nostra democrazia. Penso che questi siano i momenti migliori che un cittadino possa vivere. Io personalmente non sono per il matrimonio, ma credo che anche le unioni omosessuali debbano poter usare questo nome.
Sono certo che qualcosa sta cambiando, velocemente, che non si possa più accettare acriticamente l'unico modello di famiglia cristiana offerto dalla Chiesa. Anche il cinema aiuta il progresso e la dialettica, il mio La legge del desiderio fece la sua parte. Io però non mi definisco un regista gay: Bush dice forse che è il presidente etero degli States?».




http://www.corriere.it/Primo_Piano/Spettacoli/2005/07_Luglio/01/almodovar.shtml
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