Natale a casa Deejay

Presentata a Milano l'opera prima (e si spera ultima) della banda radiofonica di Linus e compagni. Un film tutto sommato evitabile


Toh, l'avreti mai detto? Costantino Vitagliano e Daniele Interrante. Belli, intervistatissimi, sfidanzati, contenti e ovviamente accompagnati dal sempre premuroso agente Lele Mora.
Non c'entravano nulla (come sempre), ma c'erano anche loro (come sempre) ieri sera al cinema Manzoni di Milano per la fastosa presentazione di "Natale a casa Deejay", il dimenticabile film della squadra di voci e volti dell'emittente più gettonata d'Italia.
Nel ricchissimo parterre, anche un Fabio Volo in maglietta a maniche corte per sfoggiare inediti bicipiti da culturista. Per ragioni di opportunità - e c'è da capirlo - pare che il nostro non abbia voluto partecipare all'allegro progettino di Linus e soci. Quindi se l'è visto in platea. Dove pure facevano bella mostra di sé quasi tutti i protagonisti. Come JAD degli Articolo 31, accompagnato da una deliziosa sexy morettina. Ma anche imbucati speciali al livello di Lucia Galeone, nuova Velina di Striscia la notizia.


Veniamo al film, che dal 2 dicembre sarà non nelle sale, ma in vendita in edicola in formato dvd a una dozzina di euro. Che - valore collezionistico a parte, per i fan irriducibili - sono davvero troppi per questo lavoro stiracchiato, da recita parrocchiale. Si dirà: bella forza, questi non sono attori protagonisti. Vero. Ma dove sta scritto che un film lo si debba fare per forza? Parliamone.
Ispirato al buonismo del classico Canto di Natale di Charles Dickens, racconta la storia del Temibile Cavalier di Molfetta (Linus, nella foto), proprietario dell'ottocentesca Tubo Deejay. Odiato da tutti, schiavizza e licenzia i dipendenti, tra i quali il fratello Albertino appena osano chiedergli più bontà nella programmazione natalizia. Solo l'incontro con tre fantasmi (quello dei Natali passato, presente e futuro, impersonati da Dj Angelo, Platinette e Alessio Bertallot) lo farà ravvedere.
Fiorello si vede per un solo istante, sui titoli di testa, e alcuni camei sono pregevoli (quelli di Gianni Morandi e Gerry Scotti, per esempio, nei panni di un quadro vivente). Ma tutto si sviluppa con lentezza e una recitazione spesso imbarazzante. Come quella di Daria Bignardi, antipatica maestrina. L'unico ruolo possibile per lei, peraltro. Linus e soprattutto Albertino non sfigurano (si temeva di peggio, insomma), e Luciana Littizzetto rifà se stessa. Come il Trio Medusa, peraltro. Non male La Pina e Dj Angelo; sempre funzionali Elio e le storie tese (Elio ha messo su qualche chilo, fra l'altro), che sul finale intonano la loro ultima goliardata, Natale di zenzero. C'è anche Gabry Ponte. Strepitoso. Perché non parla.