00 10/01/2011 17:06
Omicidio a luci rosse a Manhattan
Giornalista gay evirato in un hotel




Carlos Castro


Omicidio a luci rosse a Manhattan. Carlos Castro, noto giornalista televisivo portoghese e attivista gay, è stato ucciso ed evirato in un hotel di lusso a pochi passi da Times Square, nel cuore di New York.

Il corpo di Castro, 65 anni, è stato trovato ieri in una stanza al 34/o piano dell'Hotel Intercontinental: il giornalista era stato castrato e giaceva nudo in un lago di sangue, devastato da ferite e percosse. A scoprire il suo corpo sono stati alcuni agenti della sicurezza dell'albergo, allertati da un'amica di Castro, Monica Pires, che non riusciva a contattare il giornalista.

Alla base del brutale assassinio potrebbero esserci motivi passionali. Secondo la stampa newyorchese, i sospetti della polizia locali sono infatti quasi immediatamente caduti su Renato Seabra, modello portoghese e protagonista di un recente reality show sulla tv lusitana, che da circa dieci giorni alloggiava con Castro nella stessa stanza d'albergo.

La relazione tra i due, precisano però le fonti, non è ancora chiara. Seabra, poche ore dopo la scoperta dell'omicidio, è stato rintracciato e fermato al Roosvelt Hospital dove si era recato per farsi medicare alcuni tagli sul viso e sulle mani. Per ora il modello, che è nato in Portogallo 26 anni fa e ama descriversi come un ragazzo religioso e timido, non è stato ancora formalmente accusato ed è sotto custodia delle autorità all'ospedale di Bellevue, dove è stato sottoposto ad una prima valutazione pschiatrica.

Seabra era stato notato proprio dalla Pires nella hall dell'albergo dove si era recata per vedere il suo amico. Ma Castro non aveva risposto nè al telefono della stanza, nè al cellulare. Così, alcuni agenti della sicurezza sono saliti ella sua stanza, al 34/o piano, rinvenendo il corpo mutilato del giornalista.

Qualche ora prima, alcuni ospiti dell'albergo avevano sentito i due litigare per diversi minuti. «Gridavano così tanto che io e mio marito li potevamo sentire dalla nostra stanza con la porta chiusa», ha ammesso Suzanne Divilly, che alloggiava in un'altra stanza dell'hotel a pochi metri dal luogo del delitto. Ma l'ospite non ha potuto rivelare di più: «Abbiamo fatto solo supposizioni, non era affar nostro», ha tagliato corto.
9 gennaio 2011

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