00 07/02/2006 05:55
Niccolò Fabi: 'Continuo a vedere l'universale nel dettaglio'
E' una piccola cittadina slovena "Novo Mesto", il titolo del nuovo album di Niccolò Fabi, in uscita in questi giorni: una località fuori dai classici flussi turistici, fuori dalle rotte più frequentate, che ha permesso al cantautore romano ed alla sua band di lavorare in tutta tranquillità all'incisione della nuova fatica in studio. "In verità non c'era nessuna voglia di isolamento", ha ammesso lo stesso Niccolò, raggiunto telefonicamente da Rockol: "Ci piaceva l'idea di intraprendere un viaggio per registrare il nuovo disco. Abbiamo cercato su Internet studi all'estero che potessero ospitarci, ma non ce la sentivamo di andare nelle grandi sale di incisione in Inghilterra o in Provenza già teatro delle session di band come Pink Floyd o U2. Una nostra amica, poi, ci ha segnalato questo posto, in Slovenia: mi è piaciuto subito, istintivamente. Così, dopo aver coinvolto il mio gruppo in questa avventura, abbiamo fatto i bagagli e siamo partiti". Fabi e la sua band si sono così fermati per tre settimane a Novo Mesto, dove hanno fissato su nastro le idee andate poi a confluire nella tracklist dell'album: "C'è sempre stato, tra di noi, un clima molto affiatato, 'da band'. Che poi io sia il promotore dell'iniziativa poco importa: tra me e i miei collaboratori non c'è alcun timore reverenziale, quindi le sedute di registrazione sono state tutte intense e molto spontanee". Dopo tutti questi anni, Fabi non ha perso il gusto per la quotidianità raccontata sottovoce, per la piccola storia esposta con garbo e senza clamore. "Fa parte del mio registro, indubbiamente. Non ho voglia di cambiare, perché il mio stile è questo. E poi preferisco sempre arrivare dal particolare all'universale, per permettere a chi mi ascolta di cogliere più sfumature, di interiorizzare al meglio il messaggio. Non amo far entrare i massimi sistemi nelle mie canzoni, perché spesso dietro a concetti ed ad immagini roboanti c'è dietro poco o nulla". Ammiratore dichiarato (anche via booklet) di Sufjan Stevens ("Ho consumato letteralmente il suo disco, e l'ho voluto citare anche nei ringraziamenti del Cd"), Niccolò ha una visione molto chiara e distaccata del mondo che - professionalmente parlando - lo circonda: "Non è nel mio stile lamentarmi dei rapporti con la mia casa discografica: piuttosto che esplodere in dichiarazioni seccate, preferisco agire in silenzio per risolvere i problemi dall'interno. Devo però ammettere che lavorare, in queste condizioni, sta diventando sempre più difficile: un po' perché le grosse case discografiche, che da sempre si sono basate su rigide procedure burocratiche, oggi non riescono più a fornire quel supporto - in termini soprattutto finanziari - che un tempo riuscivano a garantire, e poi perché molto spesso le filiali italiane sono vincolate alle decisioni della case madri inglesi e americane, che tolgono potere decisionale agli a&r e ai direttori artistici di casa nostra. C'è sempre più distacco tra un artista ed il suo pubblico, ed in mezzo ci sono sempre più intermediari che - per come operano al momento - sono di ben poco aiuto ad ambo le parti". Meglio quindi rifugiarsi tra le braccia del pubblico live? (Il tour di Fabi inizierà a breve) "Non saprei: il mio traguardo rimane sempre il disco. Il tour - aspetto ludico e zingaresco per definizione della professione del musicista - segna da sempre la fine delle vicissitudini e delle tensioni che inevitabilmente si presentano quando ci si ritrova a registrare un album... Perché, dopo tutto, spostarsi di città in città e vedere che gente che non conosci si prende la briga di uscire di casa e pagare un biglietto per venirti a vedere e sentire, è sempre una sensazione incredibile".