Nella tragedia di Madrid, anche un italiano con il suo compagno

GayAbruzzo
00venerdì 22 agosto 2008 13:50
Tra le vittime della tragedia aerea all'aeroporto di Madrid, c'è anche un italiano. Il suo nome era Domenico Riso, 40 anni, della provincia di Palermo che faceva lo stewart per la compagnia AirFrance.
Era in viaggio con il suo compagno, con cui divideva la casa a Parigi, e con il figlio di lui (avuto da un precedente matrimonio).
Storia di convivenza, di amore, affetti familiari. Storia raccontata solo dal corriere (su repubblica si parla solo genericamente di "amico" senza scendere in particolari, evidentemente, troppo scabrosi per il giornalista). Storia probabilmente non accettata dalla famiglia d'origine del povero Domenico che è nato in uno dei luoghi più arretrati del nostro Paese.
Questo post è un modo per ricordare lui, il suo compagno e il figlioletto di quest'ultimo, tutti morti in seguito all'incidente aereo.

GayAbruzzo
00venerdì 22 agosto 2008 14:46
Ovviamente i tg si stanno guardando bene di svelare i contorni di questa storia. Se avesse viaggiato con la sua fidanzata parigina invece, l'avrebbero sicuramente detto.
[SM=x432720]
Xander_85
00venerdì 22 agosto 2008 21:50
azz, e' vero i tg nn hanno detto proprio niente del compagno, a che pro nn dirlo ?,mha.
Cmq brutta tragedia :(
GayAbruzzo
00sabato 23 agosto 2008 00:49
Re:
Xander_85, 22/08/2008 21.50:

azz, e' vero i tg nn hanno detto proprio niente del compagno, a che pro nn dirlo ?,mha.
Cmq brutta tragedia :(




purtroppo è sempre la stessa storia: certe cose è molto meglio non dirle, tenerle nascoste, perchè attendono alla sfera privata. vuoi essere gay? ok, ma a casa tua. che tristezza di mondo
GayAbruzzo
00sabato 23 agosto 2008 08:56
Il mondo omosessuale italiano si sta, giustamente, mobilitando per esprimere tutto il proprio cordoglio nei confronti di Domenico Riso, morto sull'aereo esploso all'areoporto di Madrid. L'assurdo è che i media italiani, tranne, lo ripeto, il Corriere si sono completamente disinteressati del fatto che lui stesse viaggiando con il suo compagno e il figlio con cui divideva vita, amore e appartamento a Parigi da molti anni. In parole povere erano una famiglia. Il silenzio di giornali e tv italiana su questa vicenda è incredibile, mi fa vergognare ogni ora di più di essere italiano.

Ecco l'articolo su queerblog.it

“Domenico Riso morto con tutta la sua famiglia”. Era questo il solo, l’unico titolo possibile - senza virgolette - per raccontare la tragedia che ha distrutto la vita di questo giovane uomo, del suo compagno francese e del figlio di tre anni che viveva con loro due come genitori. Invece i quotidiani italiani - con la parziale eccezione del Corriere della Sera che ha scritto “famiglia” tra virgolette, così come Repubblica - e i telegiornali, escluso tg La7, hanno occultato, omesso, nascosto questa tragedia. Forse perché a qualcuno - oltre Tevere, magari - dà fastidio che due uomini, due gay, possano formare una famiglia e crescere un figlio. In Francia, ovviamente, non in Italia; men che meno in Sicilia.

Per questo motivo le associazioni lgbt italiane hanno scritto una lettera-manifesto, molto sobria e molto bella, per ricordare Domenico e la sua famiglia; e per denunciare l’ipocrisia e l’omertà - è questa la parola giusta - dei mezzi di comunicazione italiani. Una famiglia è stata distrutta da una tragedia, ma sui giornali e nei tg questa famiglia viene smembrata, divisa, distrutta ancora di più di quanto sia stata lacerata dall’incidente e sciolta dalle fiamme. Viene cancellata dal ricordo in una sorta di macabra damnatio memoriae.

Ma Domenico, anche se è morto, sarà vivo per sempre perché ha vissuto davvero e pienamente; non ha nascosto chi era, non si è accontentato di una vita segreta, da provincia viziosa. Ha scelto Parigi, ha trovato l’amore e ha formato una famiglia. E il suo ricordo gli deve sopravvivere come segno della possibilità di una vita reale anche per i gay e lesbiche italiani. E come segno di condanna per tutti coloro che non vogliono far esistere famiglie come la sua.

GayAbruzzo
00sabato 23 agosto 2008 09:00
La lettera delle associazioni lbgt
Il dolore per la scomparsa di un giovane uomo in modo cosi assurdo richiede sempre il massimo rispetto e la capacità di fare un passo indietro, di coltivare il silenzio come atteggiamento adeguato e rispettoso. Ci abbiamo provato per due giorni e abbiamo mantenuto, nonostante la drammaticità dell’accaduto, l’adeguata distanza di chi non è in prima persona coinvolto.

Ma i servizi tv e la rassegna stampa di ieri e di oggi ci hanno ancora una volta indignato.

La vita di Domenico Riso è stata avvolta da una cortina fumogena tragicamente ridicola, e ci siamo chieste e chiesti, quando in questo paese si avrà il coraggio di chiamare le cose con il proprio nome? Quando un gay siciliano che è emigrato, si è costruito una vita nuova, una propria famiglia, potrà ottenere il rispetto dovuto almeno dopo morto? E’ possibile che la sua famiglia completamente distrutta in un tragico incidente non sia uccisa una seconda volta dall’ipocrisia, dall’omissione, dal perbenismo? E’ dovere per chi dovrebbe informare correttamente, dare conto di una storia che purtroppo è stata bruscamente interrotta, e che propone una riflessione ampia sulla condizione di milioni di gay e lesbiche in questo paese.

Un tempo, evidentemente non ancora troppo lontano, quando ci si riferiva all’omosessualità si parlava “dell’amore che non osa dire il suo nome” e oggi? Siamo ancora lì?

Quando la vita delle persone omosessuali non sarà più cancellata o trattata sui mass media solo nei casi di cronaca nera o nei pezzi di colore?

Vogliamo salutare a nostro modo Domenico, cui ci sentiamo legate e legati da un sentimento di fraternità e di sorellanza: la sua pur breve vita è la testimonianza di una ferrea volontà di non rinunciare a se stesso, di combattere la sua personale battaglia per la felicità, che in questo paese c’è ottusamente negata. Per lui e per tante e tanti, figlie e figli, amici ed amiche, continueremo a lavorare affinché anche nel vuoto della scomparsa, non sia mai più negata la realtà della famiglia omosessuale.

Andrea Benedino (Gay Pd), Paola Concia (Deputata Pd), Rita De Santis (Presidente Agedo), Riccardo Gottardi (Segretario Arcigay), Cristina Gramolini (Segretaria Arcilesbica), Franco Grillini (Presidente Gaynet), Giuseppina La Delfa (Presidente Famiglie Arcobaleno), Aurelio Mancuso (Presidente Arcigay), Paolo Patané (Arcigay Sicilia), Francesca Polo (Presidente Arcilesbica), Sergio Rovasio (Presidente Certi Diritti Radicali), Agata Ruscica (Arcigay Sicilia).

GayAbruzzo
00sabato 23 agosto 2008 15:44
Merlo (Repubblica) contro la strumentalizzazione di Arcigay
SIAMO tutti omosessuali, e dunque ci spiace dire che l'omofobia, nella orribile morte del povero Domenico Riso, è un'ossessione sì, ma solo dell'Arcigay, che ha infatti accusato i media italiani di "avere censurato la relazione tra lo steward e il suo compagno francese". Ma noi siamo anche tutti eterosessuali.

E dunque ci spiace dire che solo ad un'Arcigay, che è ossessionata dall'idea e non è intelligente dei fatti, poteva venire in mente che in quel forno crematorio all'aeroporto di Madrid non c'erano 153 persone, ma solo due omosessuali dichiarati.

Tutto questo per dire che la sessualità, rispetto a quell'atroce tragedia, è un dettaglio insignificante, come essere milanisti o juventini. E dunque nessuno, e soprattutto l'Arcigay, che non lasceremo mai sola nelle sue battaglie contro le odiose discriminazioni, ha il diritto di strumentalizzare la dimensione intima e privata dello steward italiano morto insieme ad un amico, al proprio figlio di tre anni e ad altre 150 persone, sulle quali l'onorevole Grillini non ha però l'occhio impietrito dall'ossessione e dall'indecenza.

E infatti solo per quei due, per Domenico Riso e per il suo convivente, l'Arcigay trova necessario che "la completezza dell'informazione" frughi tra le lenzuola, e che la loro pulsione d'amore, che vale quanto tutte le altre pulsioni d'amore, sia sbandierata come una militanza, un drammone e una vertigine post mortem.

Ma che c'entrano le abitudini sessuali, le pratiche coniugali, le tradizioni, le convenzioni e gli umori con la morte in un disastro aereo? In base alla logica sessuocentrica dell'Arcigay, i giornali e le tv di un Paese come l'Italia, che ha le sue gravi rogne ma è ancora civile e sa tenere lontana la tragedia dalla farsa, avrebbero dovuto involgarirsi, come purtroppo ha fatto l'onorevole Grillini, e dunque indagare e raccontare - "senza ipocrisia" perbacco - quanti, tra i sessantenni a bordo usavano il viagra, e quanti avevano pratiche feticiste, e quanti erano i transessuali e i bisessuali, e ancore quante mogli e quanti mariti ha avuto ciascuna vittima, e quante erano le vergini e quanti i sodomiti...

Abbiamo, insomma, il fondato sospetto che l'onorevole Grillini sia - proprio lui - l'ossessionato dall'omofobia. È lui ad avere bisogno, sempre e comunque, del nemico per le sue usurate battaglie, al punto da andare fiero della sessualità di una vittima di un disastro aereo e di celebrarlo come un eroe della diversità, del pensiero laterale e dell'anticonformismo.

E c'è forse qualcosa di più. C'è un accenno rivelatore nell'indignazione di maniera dell'Arcigay, la quale si chiede: "Quando un gay siciliano che è emigrato, si è costruito una vita nuova e una famiglia, potrà avere rispetto, almeno dopo morto?". Noi che sappiamo pensare male, temiamo che in questa sottolineatura dell'emigrante siciliano, che solo a Parigi può liberare la propria sessualità, ci sia un avvitamento razzista, probabilmente inconsapevole. Grillini, insomma, non si rende conto che l'idea che un siciliano debba uscire per riuscire è un'idea criptoleghista, perché appunto i leghisti ritengono che i meridionali solo altrove possono avere opportunità, mentre la loro terra li condanna a un destino di dissipazione sociale e, nel caso dell'omosessuale, di infelicità e di disprezzo. Secondo l'Arcigay, Domenico, se fosse rimasto in Sicilia, avrebbe potuto solo nascondersi e dannarsi. A Parigi, invece: allegria, valori condivisi, fierezza... C'è insomma uno sguardo di degnazione verso la caverna del Sud, dove - malgrado Grillini e il suo bisogno di arcaismi da aggredire per continuare ad esistere - c'è ormai tutto il ventaglio della sessualità praticata, e anche nelle istituzioni, proprio come a Parigi.

Due parole infine sui giornali e sulle tv italiane che, a conferma di libertà, hanno deciso in maniera molto varia come e quanto tirare in ballo la scelte private e i pudori familiari di Domenico Riso. Ogni giornale, insomma, si comporta come crede, ciascuno ha la propria misura di eleganza, ciascuno ha i suoi titolisti e i suoi cronisti, e ciascuno fa ovviamente anche i suoi errori.

È legittimo criticare, ma la paranoia dell'omofobia, in questa Italia confusa, sta rischiando di trasformare l'Arcigay in una comunità di preti fondamentalisti al contrario, con lo sguardo tutto puntato sulle pratiche sessuali e con la stessa idea di società che ha Rocco Buttiglione, e magari anche con lo stesso Dio sessuomane. Qui in più c'è anche l'orrore di avere scambiato un camposanto in un campo di battaglia.

da repubblica.it
GayAbruzzo
00sabato 23 agosto 2008 15:52
Condivido con Merlo la condanna di ogni forma di strumentalizzazione di quello che è successo.
Nella tragedia di Madrid sono morte 153 persone, 153 vittime di un disastro che doveva essere evitato. Ognuna di queste 153 persone ha una sua storia, una sua vita privata di cui probabilmente nessun media parlerà mai.
Ma questo non esaurisce quello che è successo, purtroppo.
E' accaduto, infatti, che tra queste 153 persone ci fosse un italiano di cui si sono occupati, come sempre succede in questi casi, i nostri mezzi di informazione. Non è questo il luogo per discutere se sia giusto o sbagliato considerare un morto italiano più importante di uno francese, tedesco, albanese, rumeno o iracheno. Resta il fatto che di Domenico Riso, al contrario degli altri 152 morti, sappiamo nome e cognome, sappiamo quale fosse il suo mestiere (steward per l'AirFrance) e sappiamo da Repubblica che viaggiava con un "amico" e con il figlio a cui lui "voleva bene come se fosse suo".
E' qua che scatta l'ipocrisia, la subdola omofobia di chi non vuole dare alle cose il giusto nome. Se si da la notizia, allora deve essere completa, giri di parole arzigogolati per sviare l'argomento, fa scattare, in chi vive da sempre nell'ombra della discriminazione, un moto misto d'orgoglio e di rabbia. E dobbiamo essere condannati per questo?
Da Merlo mi attendo una risposta che purtroppo non arriverà mai.
Xander_85
00sabato 23 agosto 2008 19:09
Re: Re:
GayAbruzzo, 23/08/2008 0.49:




purtroppo è sempre la stessa storia: certe cose è molto meglio non dirle, tenerle nascoste, perchè attendono alla sfera privata. vuoi essere gay? ok, ma a casa tua. che tristezza di mondo




concordo con te,che mondo de mer.. [SM=x432794]
mke69
00sabato 23 agosto 2008 19:43
Re:
GayAbruzzo, 23/08/2008 15.52:


E' qua che scatta l'ipocrisia, la subdola omofobia di chi non vuole dare alle cose il giusto nome. Se si da la notizia, allora deve essere completa, giri di parole arzigogolati per sviare l'argomento, fa scattare, in chi vive da sempre nell'ombra della discriminazione, un moto misto d'orgoglio e di rabbia. E dobbiamo essere condannati per questo?
Da Merlo mi attendo una risposta che purtroppo non arriverà mai.



In Italia non è maturato il pensiero dell'esistenza di una coppia omosessuale. Inoltre affermare che una famiglia 'ha due papà' (o due mamme) è considerata un'offesa alla persona. Dirlo esplicitamente potrebbe dare dei risultati particolari, siccome in futuro faranno un processo con una sentenza finale di chiusura. I media, in genere, sono prudenti.

GayAbruzzo
00martedì 26 agosto 2008 00:41
Re: Re:
mke69, 23/08/2008 19.43:



In Italia non è maturato il pensiero dell'esistenza di una coppia omosessuale. Inoltre affermare che una famiglia 'ha due papà' (o due mamme) è considerata un'offesa alla persona. Dirlo esplicitamente potrebbe dare dei risultati particolari, siccome in futuro faranno un processo con una sentenza finale di chiusura. I media, in genere, sono prudenti.





la cosa triste, come dimostra l'articolo di merlo, è che in italia si continua ancora a legare l'omosessualità alla sessualità di una persona, senza considerare che si parla anche di affetti, sentimenti che vanno al di là di quello che uno sceglie di fare dentro al letto
liberamente83
00martedì 26 agosto 2008 09:22
c'è una bella lettera di risposta di davide martini su gay.it che esplicita bene il tuo concetto: l'omosessualità non è una pratica sessuale come il sadomasochismo o l'uso del viagra.
liberamente83
00martedì 26 agosto 2008 09:23
http://www.gay.it/channel/attualita/25118/Stewart-gay-la-discrezione-e-una-scusa-per-discriminare.html
mke69
00martedì 26 agosto 2008 11:36
Re: Re: Re:
GayAbruzzo, 26/08/2008 0.41:




la cosa triste, come dimostra l'articolo di merlo, è che in italia si continua ancora a legare l'omosessualità alla sessualità di una persona, senza considerare che si parla anche di affetti, sentimenti che vanno al di là di quello che uno sceglie di fare dentro al letto




Sono andato un pochino ot [SM=x432737]

Dire omosessualità = sessualità è equivalente a sessualità = coppia = famiglia , indipendentemente dai sessi.
Mooolto logico, vero?
GayAbruzzo
00martedì 26 agosto 2008 14:07
Re:
liberamente83, 26/08/2008 9.23:

http://www.gay.it/channel/attualita/25118/Stewart-gay-la-discrezione-e-una-scusa-per-discriminare.html




bella lettera, molto bella.
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