Oh là là! Ci sarà un po' di omofobia ben celata (e forse inavvertita dagli stessi togati) in questa sentenza della Corte di Cassazione?
I giudici della prima sezione penali, infatti, hanno difeso (contro la richiesta della procura di Milano) le attenuanti generiche a un immigrato clandestino dell'est europeo - mi pare di capire - il quale nel 2003 aveva ucciso un uomo durante un rapporto omosessuale, proprio in casa della vittima.
L'assassino, che è stato condannato a 17 anni e 4 mesi di carcere con le attenuanti, si legge sul Corriere,
aveva colpito con particolare efferatezza, infliggendo alla vittima, legata mani e piedi, «numerosi colpi sul cranio con un corpo contundente». Poi per oltre un'ora era rimasto a guardare Carlo F. agonizzante.
I giudici della Suprema Corte hanno escluso «l'aggravante della crudeltà», richiesta dai magistrati milanesi, per la la sua «situazione di emarginazione sociale conseguente allo stato di immigrato, senza uno stabile lavoro e senza uno stabile riferimento in Italia» e anche per la «arretratezza culturale» dell'extracomunitario, incrudelito dalla vita.
A me sembra un segnale preoccupante: largo agli assassini di gay?