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Caparezza

Ultimo Aggiornamento: 06/02/2007 07:37
01/04/2006 17:53
 
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Indomabile Caparezza: "Ho peli dappertutto tranne che sulla lingua"

E' uscito Fuori dal Tunnel, anche se non lo rinnega, ma sostanzialmente è rimasto lo stesso. Censore senza scrupoli dei vizi che la società moderna incarna, Caparezza, al secolo Michele Salvemini, nel nuovo album Habemus Capa va oltre la condanna incompresa del divertimento e non risparmia nessuno. Ne ha per la politica, per il giornalismo eccessivamente ottimista, ma anche per il bullismo adolescenziale. Abile equilibrista, nella sua doppia anima di critico e "cazzaro" rifiuta le etichette quanto la retorica, non ama scrivere d'amore "perché è difficile farlo bene".
Geniale architettura di parole e metafore, Habemus Capa, il terzo album dell'artista di Molfetta, inizia proprio con l'annuncio della sua morte e da lì prosegue implacabile. Attraverso una serie di reincarnazioni, Caparezza si cala nel corpo di insetti politici, di leghisti secessionisti ma anche di adolescenti incompresi. Fino a tornare, alla fine, ad essere se stesso. Ma perché inscenare il proprio funerale per poi risorgere? Lo abbiamo chiesto a lui.


Habemus Capa, il suo nuovo album. Lo ha definito il disco postumo di un cantante ancora in vita. Ci spiega perché?
Ho fatto finta di morire per provare l'esperienza di entrare in altri personaggi e poter esprimere opinioni in modo libero.
E' solo questa la ragione?
No, in realtà (e ride) i dischi postumi rendono molto anche economicamente. Gli esempi sono tantissimi, del resto.
Perché tanta rabbia nelle sue canzoni?
Semplicemente è la reazione alle cose che vivo ogni giorno, nella società. E' impossibile far finta che vada tutto bene.
Ma qual è il brano dell'album che meglio la identifica?
Sicuramente La mia parte intollerante. Parla di un ragazzo di sedici anni che combatte ogni giorno per essere accettato. Rappresenta in qualche modo il mio modo d'essere. Questo perché più vado avanti più mi tengo stretta la mia parte adolescenziale, un modo di fare che mi permette di non perdere il senso critico rispetto al mondo degli adulti.
Nel brano Gli insetti del podere c'è un chiaro riferimento alla classe politica attuale, in particolare al premier Silvio Berlusconi. Non corre il rischio che la canzone venga strumentalizzata? Caparezza come Moretti?
Nessun problema. Se venisse strumentalizzata in tal senso non mi dispiacerebbe affatto, anzi ne sarei felice. Ritengo sia molto peggio strumentalizzare i sentimenti.
A proposito di sentimenti. Nelle sue canzoni se ne parla poco, strano per un artista italiano, no?
E' vero, non ne parlo. Il motivo è che lo fanno già in troppi e purtroppo, con tanta retorica. In realtà, i cantanti che riescono a parlare d'amore senza scadere nel banale sono pochi. Tra questi, stimo molto Battiato e Fossati. Loro ci riescono bene, benissimo.
E invece, c'è ancora spazio per le canzoni denuncia?
C'è e ci deve essere. Uno dei brani del nuovo album, Il silenzio dei colpevoli, parla proprio del dovere assoluto di dire ciò che non va, contro ogni timore. (La verita è la, non devi negarla ndr)
Parliamo del passato e del grande tormentone Fuori dal tunnel. Quanto pesa il ricordo di quel brano in un certo senso frainteso?
Si condannava il divertimento, è diventato un tormentone da discoteca. Inutile negarlo, all'epoca me la sono presa parecchio. Ma non rinnego quella canzone, assolutamente.
Il problema, forse, è che in Italia spesso si dà più importanza alla voce di chi canta, al ritmo, piuttosto che ai contenuti?
Esatto, è proprio così.
Lei è stato spesso etichettato come uno che fa hip hop. Ma esiste una scena hip pop degna di questo nome in Italia?
Non ne faccio parte, la rispetto ma non ho l'ambizione di diventarne un portabandiera. Come accade per altri generi, anche qui si ha a che fare con band che fanno questo tipo di musica con passione e altre con la solita retorica. Come in tutti gli stili musicali, anche qui convivono il brutto e il bello. In Italia comunque ci sono dei gruppi che apprezzo.
Sostanzialmente in lei convivono due anime: quella di censore dei vizi della società e quella di "cazzaro", come lei stesso si è definito. Quale parte pesa di più?
Sono in equilibrio e lo dimostra il fatto che nelle mie canzoni cito prima Verga poi Terence Hill. Cerco insomma di volgarizzare quello che dico per rendere i testi fruibili, accessibili a tutti.
Parliamo del look, per esempio dei suoi capelli. Che significato ha questa chioma così folta, un taglio netto con il passato?
Certamente rappresenta una svolta rispetto ai tempi di Micki Mix, personaggio glabro in tutti i sensi. C'è da dire, oltre a questo, che io i peli ce li ho ovunque, tranne che sulla lingua. Aggiungo anche che la chioma è indomabile, proprio come me.
Il suo rapporto con Internet, le capita di scaricare musica dalla rete?
Scarico musica dai programmi peer to peer ma mi capita anche di acquistarla. Per quanto riguarda Internet, ritengo che come per tutte le grandi invenzioni la differenza sta nell'uso che se ne fa. Io navigo abbastanza, anche per curiosità, e mi piace poter interagire con le persone, con i miei fans.
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