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Calciatori gay

Ultimo Aggiornamento: 28/10/2006 17:08
19/12/2005 05:46
 
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Calciatori gay, cade (forse) l'ultimo tabù Tre tedeschi al Financial Times: sì all'outing, se lo fanno altri otto. Reticenza degli italiani. Dal rugby ai tuffi: ora c'è chi lo dichiara

Chiuso a doppia mandata nella penombra dello spogliatoio, protetto dai parastinchi e dall'omertà del gruppo, l'ultimo tabù dello sport (forse) sta per cadere. Tre calciatori omosessuali tedeschi, uno molto famoso e gli altri due impegnati in serie minori, sono pronti a fare coming out a patto che altri otto colleghi siano disposti a dichiararsi gay. Sembra un reality, undici giocatori per un clamoroso coming out. Potrebbe essere, invece, l'assalto finale all'ipocrisia del pallone che il Financial Times sponsorizza con prudenza: «È un altro sintomo della società che si trasforma, ma non aspettatevi che il calcio sia pronto a un passo simile».
19/12/2005 05:47
 
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Non sarà una rivoluzione, ma di certo è un segnale.

E così dopo il rugby australiano (Ian Roberts), il baseball americano (Billy Bean) e i tuffi (Greg Louganis), l'enclave più chiusa e barricata dell'omofobia, il calcio, lascia intravedere le prime crepe. «È una notizia importante» commenta il deputato Ds e presidente dell'Arcigay Franco Grillini, il tifoso del Bologna che con la moglie del ministro degli Esteri e ultrà della Lazio, Daniela Fini, ebbe un interessante scambio di vedute. «Gay nel calcio italiano? Impossibile» escluse lei. «Se fosse vero, il campionato non si giocherebbe» chiosò lui che, senza fare né nomi né cognomi («Ma, nel nostro ambiente, sappiamo tutto di tutti...»), procede per enigmi. «In una grossa squadra di serie A del Nord ce ne sono tre». «C'è stato un periodo, nel passato, in cui in una potenza del nostro calcio giocavano sette gay su undici». «Ci sono mogli finte e fidanzate finte, per le quali la copertura è un vero e proprio mestiere». «C'è un notissimo calciatore, ritratto della virilità, che cerca partner omosessuali su Internet e dà loro appuntamento tramite un intermediario». Basta così.
19/12/2005 05:49
 
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Chi è gay sa di esserlo e ha tutto il diritto di non aver voglia di raccontarlo.

«Ma è assurdo pensare — sottolinea Grillini — che lo sport sia asessuato. E il calcio, con la sua divisione netta tra maschi e femmine, con i suoi spogliarelli e le sue ammucchiate dopo una rete, è il terreno più fertile per l'omosessualità». Non è un caso che una delle icone più apprezzate sia il numero 23 del Real Madrid, David Beckham, talmente a suo agio nel ruolo da non aver avuto problemi a posare per una rivista gay. E c'è forse qualcosa di più di uno scrupolo salutistico dietro l'editto con cui la Federcalcio internazionale, all'apice della diffusione dell'Aids, vietò baci e abbracci in campo. Voci, molte. Fatti, pochi. Al trionfale Mundial dell'82, il ct Bearzot decise il silenzio stampa dell'Italia per rispondere alle critiche spietate della stampa e alle insinuazioni sul feeling, fuori dall'area, tra due azzurri. L'ex interista Vampeta fu fotografato in pose inequivocabili per un calendario gay. Justin Fashanu, fratello del più noto John (Wimbledon e Aston Villa), una carriera nelle serie minori inglesi, dichiarò pubblicamente la sua omosessualità.
19/12/2005 05:52
 
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Anche in Olanda
Così come, più di recente, l'olandese Dominique van Dijk, centrocampista 26enne dell'Rkc Waalwijck, figlio di un mito del calcio orange: «So bene che d'ora in poi per la gente sarò il calciatore gay e immagino le malignità dei tifosi sugli spalti. Ma vado avanti: l'anno prossimo lancerò una mia linea di abbigliamento». E l'Olanda, il Paese dove l'arbitro internazionale John Blankenstein dichiarò la sua omosessualità mentre era ancora in attività, non si è scomposta più di tanto. «Giocatori disposti a dichiararsi gay in Italia, dove il pallone è considerato la massima espressione del maschile, non si troveranno mai» chiosa Grillini, che stima un 10% di omosessuali nel nostro calcio tra atleti, arbitri e allenatori dalla serie A all'Eccellenza. Nascosti, ma non ai suoi occhi: «Li riconosco immediatamente. I gesti, lo sguardo, gli atteggiamenti... Non si può mascherare una verità sotto gli occhi di tutti». E, spesso, seppellita sotto l'esultanza per un gol.
19/12/2005 05:54
 
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LA SFIDA DEI CALCIATORI GAY
Chiuso a doppia mandata nella penombra dello spogliatoio, protetto dai parastinchi e dall’omertà del gruppo, l’ultimo tabù dello sport (forse) sta per cadere. Tre calciatori omosessuali tedeschi, uno molto famoso e gli altri due impegnati in serie minori, sono pronti a fare coming out a patto che altri otto colleghi siano disposti a dichiararsi gay. Sembra un reality, undici giocatori per un clamoroso coming out . Potrebbe essere, invece, l’assalto finale all’ipocrisia del pallone che il Financial Times sponsorizza con prudenza: «È un altro sintomo della società che si trasforma, ma non aspettatevi che il calcio sia pronto a un passo simile». Non sarà una rivoluzione, ma di certo è un segnale. E così dopo il rugby australiano (Ian Roberts), il baseball americano (Billy Bean) e i tuffi (Greg Louganis), l’enclave più chiusa e barricata dell’omofobia, il calcio, lascia intravedere le prime crepe. «È una notizia importante» commenta il deputato Ds e presidente dell’Arcigay Franco Grillini, il tifoso del Bologna che con la moglie del ministro degli Esteri e ultrà della Lazio, Daniela Fini, ebbe un interessante scambio di vedute. «Gay nel calcio italiano? Impossibile» escluse lei. «Se fosse vero, il campionato non si giocherebbe» chiosò lui che, senza fare né nomi né cognomi («Ma, nel nostro ambiente, sappiamo tutto di tutti...»), procede per enigmi. «In una grossa squadra di serie A del Nord ce ne sono tre». «C’è stato un periodo, nel passato, in cui in una potenza del nostro calcio giocavano sette gay su undici». «Ci sono mogli finte e fidanzate finte, per le quali la copertura è un vero e proprio mestiere». «C’è un notissimo calciatore, ritratto della virilità, che cerca partner omosessuali su Internet e dà loro appuntamento tramite un intermediario». Basta così. Chi è gay sa di esserlo e ha tutto il diritto di non aver voglia di raccontarlo. «Ma è assurdo pensare - sottolinea Grillini - che lo sport sia asessuato. E il calcio, con la sua divisione netta tra maschi e femmine, con i suoi spogliarelli e le sue ammucchiate dopo una rete, è il terreno più fertile per l’omosessualità». Non è un caso che una delle icone più apprezzate sia il numero 23 del Real Madrid, David Beckham, talmente a suo agio nel ruolo da non aver avuto problemi a posare per una rivista gay. E c’è forse qualcosa di più di uno scrupolo salutistico dietro l’editto con cui la Federcalcio internazionale, all’apice della diffusione dell’Aids, vietò baci e abbracci in campo.

Voci, molte. Fatti, pochi. Al trionfale Mundial dell’82, il ct Bearzot decise il silenzio stampa dell’Italia per rispondere alle critiche spietate della stampa e alle insinuazioni sul feeling, fuori dall’area, tra due azzurri. L’ex interista Vampeta fu fotografato in pose inequivocabili per un calendario gay. Justin Fashanu, fratello del più noto John (Wimbledon e Aston Villa), una carriera nelle serie minori inglesi, dichiarò pubblicamente la sua omosessualità. Così come, più di recente, l’olandese Dominique van Dijk, centrocampista 26enne dell’Rkc Waalwijck, figlio di un mito del calcio orange : «So bene che d’ora in poi per la gente sarò il calciatore gay e immagino le malignità dei tifosi sugli spalti. Ma vado avanti: l’anno prossimo lancerò una mia linea di abbigliamento». E l’Olanda, il Paese dove l’arbitro internazionale John Blankenstein dichiarò la sua omosessualità mentre era ancora in attività, non si è scomposta più di tanto.

«Giocatori disposti a dichiararsi gay in Italia, dove il pallone è considerato la massima espressione del maschile, non si troveranno mai» chiosa Grillini, che stima un 10% di omosessuali nel nostro calcio tra atleti, arbitri e allenatori dalla serie A all’Eccellenza. Nascosti, ma non ai suoi occhi: «Li riconosco immediatamente. I gesti, lo sguardo, gli atteggiamenti... Non si può mascherare una verità sotto gli occhi di tutti». E, spesso, seppellita sotto l’esultanza per un gol.
19/12/2005 05:55
 
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Intervista a Gianni Rivera
Gianni Rivera, 62 anni, ex golden boy e ora parlamentare europeo, ha sentito la provocazione tedesca? Tre calciatori si dicono pronti ad ammettere la propria omosessualità se altri otto sportivi faranno altrettanto. «Beh, sarà dura allora...».

Perché, è ancora così difficile parlare di omosessualità nel calcio?

«Premetto che non capisco tanto questa necessità di sbandierare al mondo un fatto così privato, visto che uno nella sua vita è libero di fare ciò che vuole. Quanto al fenomeno in sé, io sarò antico, ma ogni volta che sento dire che ci sono omosessuali tra i calciatori, mi stupisco. Sarà perché in tutta la mia carriera non mi è mai capitato di incontrarne uno, e nemmeno mi è venuto il sospetto».

Ma perché le pare così strano?

«È chiaro che sono io a sbagliarmi, visto che invece i gay nel calcio ci sono e immagino vivano i loro problemi. A me sembra difficile pensare che scelgano un gioco così maschio, dai contrasti così decisi».

Non ha mai pensato che il celeberrimo soprannome di Brera «abatino» potesse nascondere anche questa sfumatura?

«Questa è buona. No, Brera non l’ha mai usato in quel senso, non aveva nessun motivo per intenderlo. Si riferiva al mio aspetto fisico, al fatto che fossi leggero. Io, Bulgarelli e Mazzola in nazionale non rappresentavamo certo un attacco di sfondamento. E neanch’io ho mai dato al soprannome quell’interpretazione, anche perché, conoscendomi, ero tranquillo. Ma anche se me l’avessero detto in quel senso, non mi avrebbe dato fastidio. Anzi, se fossi stato omosessuale, oggi avrei potuto seguire la moda e confessarlo anch’io, ma è una battuta...».
19/12/2005 09:46
 
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Van Dijk, 26 anni


Il centrocampista olandese Dominique Van Dijk, 26 anni. Finora, è stato l'unico calciatore professionista ad aver dichiarato pubblicamente la propria omosessualità



19/12/2005 09:47
 
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Ian Roberts, 40 anni


Ian Roberts, 40 anni, rugbista ai massimi livelli, ha fatto "coming out" nel 1995: in Australia, il suo Paese, la confessione sollevò un polverone. Si è ritirato nel 1999



19/12/2005 16:31
 
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Intervista a Sandro Mazzola
Dopo la provocazione della nazionale «ombra» tedesca «Calciatori gay? Ce ne sono» Sandro Mazzola: «Ci ho giocato contro, uno è anche diventato allenatore Rivera? Un ingenuo»

«Ma non ci prende mai, quel ragazzo...». Il ragazzo, il boy per eccellenza, è Gianni Rivera. L’amico che affettuosamente lo rimprovera è Sandro Mazzola. Sono abituati a stare uno contro l’altro, quei due. Una vita da duellanti, con tanto rispetto, ma altrettanta distanza. E anche sul tema dell’omosessualità nel calcio - c’è, non c’è, bisognerebbe parlarne rompendo l’omertà, è giusto lasciare queste cose al silenzio della vita privata - i due ex campioni si dividono. Ricapitoliamo. Anche in questa staffetta c’entrano Italia e Germania.

Tre calciatori tedeschi lanciano la sfida: facciamo outing solo se ci seguono altri otto. In attesa che si formi la squadra «ombra», l’ex pallone d’oro rossonero ha espresso una sua perplessità: «Ogni volta che sento parlare di omosessuali nel calcio mi stupisco. Mi sembra strano che scelgano un gioco così maschio, dai contrasti così decisi». E pensare che, secondo il deputato ds e presidente dell’Arcigay Franco Grillini, invece, per «i suoi spogliarelli e le sue ammucchiate dopo una rete, il calcio è il terreno più fertile per l’omosessualità».

Chi ha ragione? Il baffo nerazzurro, si è capito, non è d’accordo con Rivera: «Non vedo perché non ci debbano essere calciatori gay, o perché ci si debba stupire. Una volta ci si nascondeva di più, oggi i tempi sono cambiati e certe cose si possono dire». Mica tanto, per la verità. La fortezza non si apre: nel calcio, a differenza di altri sport, non c’è nessuno che abbia voglia di infrangere il tabù. Non che sia un obbligo, sia chiaro, ma a sentire la maggior parte di calciatori e allenatori, non c’è gay che abbia mai indossato scarpe coi tacchetti. «Il movimento è così vasto che qualcuno ci sarà - dice Beppe Bergomi, ex capitano di Inter e nazionale -, ma in vent’anni non mi è mai capitato di conoscerne uno. E forse ha ragione Rivera, nel calcio serve molta rudezza, si cerca il contrasto aspro...». Anche Gigi Simoni, allenatore della Lucchese, la pensa così: «Forse l’aggressività, la determinazione, la grinta richieste da questo sport non si sposano con le caratteristiche degli omosessuali. Nel calcio femminile, invece ho sentito che il fenomeno è più diffuso».

Mazzola esce dal coro: «Certo che ho conosciuto qualche calciatore omosessuale, ci ho giocato contro. Uno è anche diventato allenatore nel giro delle sue nazionali. Era una cosa risaputa, ricordo che non ci ha turbato: per noi erano avversari come tanti altri. Non c’era nessuna prevenzione, forse eravamo più avanti dei tempi. Mi ricordo solo qualche battuta un po’ goliardica, magari oggi non si fanno neanche più».

Meglio non scommetterci. Ma una sfida come quella dei calciatori tedeschi sarebbe possibile in Italia? «All’estero forse sono un po’ più aperti. Anche perché da noi si possono portare gli striscioni negli stadi e dunque potrebbero esserci fastidiose prese in giro». Rino Gattuso, che dell’argomento grinta se ne intende (mentre tiene a precisare di non sapere nulla dell’altro), scontenta sia Rivera che Grillini. «Il problema, semmai, è che con i giocatori si sono troppe donne. Quello del calciatore gay è un luogo comune, come quello del calciatore cocainomane. Per me ce ne sono pochissimi, due o tre su cinquemila». Addirittura? «Comunque pochissimi. Però non credo che c’entri il gioco maschio, sono due sfere separate. Conosco gay che hanno grinta da vendere».
06/01/2006 14:50
 
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Io penso che anche se ci sono pochi calciatori gay ci sono moltissimi bisessuali,basta vedere come si toccano dopo un goal
02/02/2006 18:27
 
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CALCIATORI GAY A MILANO
Dodici squadre di ragazzi e quattro formazioni femminili si ritrovano per il primo torneo gay italiano di calcio. Ma ci sono anche due squadre 'etero'. Dal 3 al 5 febbraio.

MILANO - «Ogni volta che sento dire che ci sono omosessuali tra i calciatori, mi stupisco. Sarà perché in tutta la mia carriera non mi è mai capitato di incontrarne uno». Così alcune settimane fa Gianni Rivera commentava la notizia secondo la quale tre calciatori tedeschi gay si erano dichiarati pronti a fare coming out purché si unissero a loro altri otto colleghi per formare una eventuale squadra di calcio gay. Ciò che Rivera non sapeva è che le squadre di calcio gay esistono anche in Italia. Una di queste, la Nuova Kaos Milano, attiva da anni in Lombardia, ha organizzato per il 3, 4 e 5 febbraio il primo torneo internazionale gay di calcio Kaos Cup. Il primo, precisiamo, che si svolga in Italia. Perché all'estero questi tornei sono abbastanza comuni.

Eppure anche in Italia non mancano i gruppi sportivi per omosessuali (generalmente non aperti esclusivamente a gay e lesbiche ma anche agli amici etero). Pallavolisti, tennisti, nuotatori sono i maggiori frequentatori di questo tipo di associazioni che sono in continuo sviluppo. Un po' meno diffusi sono in effetti i calciatori: oltre alla squadra milanese ne esiste solo un'altra a Roma e con queste due il panorama è completo.

Naturalmente le due squadre, quella milanese e quella romana, parteciperanno alla Kaos Cup, anzi quella milanese sarà presente addirittura con due formazioni. Con loro altre 13 squadre, per un totale di 12 schieramenti composti da maschietti e 4 da femminucce. Dall'Italia provengono, oltre alle squadre citate, una squadra milanese formata dagli sportivi omosessuali aderenti ai gruppi di tennis, pallavolo e nuoto, e un'altra formazione meneghina che si presenta come 'etero'. E non è la sola: anche le donne hanno formato una squadra priva di indicazioni relative a un orientamento omosessuale, a dimostrazione del fatto che i 'tornei gay lesbici' sono assolutamente tolleranti nei confronti dell'eterosessualità...

Siccome parliamo di un torneo internazionale inserito nel circuito IGLFA - International Gay and Lesbian Football Association, molte squadre provengono dall'estero: ci sono formazioni che arrivano da Berlino, Amburgo, Lione, Parigi, Barcellona e persino dagli Stati Uniti.

Insomma la partecipazione a questo primo evento è ampia. Ecco quindi che gli organizzatori hanno messo a frutto tutta la loro buona volontà - e non poche notti insonni - per riuscire ad approntare un programma degno di una manifestazione di rilievo internazionale.

Si parte domani venerdì 3 febbraio con l'accoglienza e la registrazione delle squadre dalle 18 alle 23 presso Le Maschere Pub (Via Maiocchi 12 - Milano), uno degli sponsor della manifestazione. Dalle 8 e trenta di sabato 4 febbraio si entra nel vivo con le partite presso il Tennis-Calcetto Club Quintosole (via Quintosole, 42) che finiranno alle ore 18. Per chi lo desidera a sera c'è una cena al ristorante New Moby Dick in viale Monza per poi concludere la serata con la festa di premiazione e di saluto alla Disco Binario 1 (via Plezzo 16), anch'essa sponsor dell'iniziativa.

In palio non ci sono trousse per il trucco o boa di piume di struzzo ma, come in qualsiasi torneo 'etero' che si rispetti, delle coppe e medaglie. Se volete informazioni potete visitare la pagina relativa al torneo nel sito della Nuova Kaos Milano.
07/02/2006 07:26
 
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CALCIATORI GAY A MILANO

di Giulio Maria Corbelli
(altri articoli dell'autore)
Giovedì 02 Febbraio 2006

Dodici squadre di ragazzi e quattro formazioni femminili si ritrovano per il primo torneo gay italiano di calcio. Ma ci sono anche due squadre 'etero'. Dal 3 al 5 febbraio.






MILANO - «Ogni volta che sento dire che ci sono omosessuali tra i calciatori, mi stupisco. Sarà perché in tutta la mia carriera non mi è mai capitato di incontrarne uno». Così alcune settimane fa Gianni Rivera commentava la notizia secondo la quale tre calciatori tedeschi gay si erano dichiarati pronti a fare coming out purché si unissero a loro altri otto colleghi per formare una eventuale squadra di calcio gay. Ciò che Rivera non sapeva è che le squadre di calcio gay esistono anche in Italia. Una di queste, la Nuova Kaos Milano, attiva da anni in Lombardia, ha organizzato per il 3, 4 e 5 febbraio il primo torneo internazionale gay di calcio Kaos Cup. Il primo, precisiamo, che si svolga in Italia. Perché all'estero questi tornei sono abbastanza comuni.

Eppure anche in Italia non mancano i gruppi sportivi per omosessuali (generalmente non aperti esclusivamente a gay e lesbiche ma anche agli amici etero). Pallavolisti, tennisti, nuotatori sono i maggiori frequentatori di questo tipo di associazioni che sono in continuo sviluppo. Un po' meno diffusi sono in effetti i calciatori: oltre alla squadra milanese ne esiste solo un'altra a Roma e con queste due il panorama è completo.

Naturalmente le due squadre, quella milanese e quella romana, parteciperanno alla Kaos Cup, anzi quella milanese sarà presente addirittura con due formazioni. Con loro altre 13 squadre, per un totale di 12 schieramenti composti da maschietti e 4 da femminucce. Dall'Italia provengono, oltre alle squadre citate, una squadra milanese formata dagli sportivi omosessuali aderenti ai gruppi di tennis, pallavolo e nuoto, e un'altra formazione meneghina che si presenta come 'etero'. E non è la sola: anche le donne hanno formato una squadra priva di indicazioni relative a un orientamento omosessuale, a dimostrazione del fatto che i 'tornei gay lesbici' sono assolutamente tolleranti nei confronti dell'eterosessualità...

Siccome parliamo di un torneo internazionale inserito nel circuito IGLFA - International Gay and Lesbian Football Association, molte squadre provengono dall'estero: ci sono formazioni che arrivano da Berlino, Amburgo, Lione, Parigi, Barcellona e persino dagli Stati Uniti.

Insomma la partecipazione a questo primo evento è ampia. Ecco quindi che gli organizzatori hanno messo a frutto tutta la loro buona volontà - e non poche notti insonni - per riuscire ad approntare un programma degno di una manifestazione di rilievo internazionale.

Si parte domani venerdì 3 febbraio con l'accoglienza e la registrazione delle squadre dalle 18 alle 23 presso Le Maschere Pub (Via Maiocchi 12 - Milano), uno degli sponsor della manifestazione. Dalle 8 e trenta di sabato 4 febbraio si entra nel vivo con le partite presso il Tennis-Calcetto Club Quintosole (via Quintosole, 42) che finiranno alle ore 18. Per chi lo desidera a sera c'è una cena al ristorante New Moby Dick in viale Monza per poi concludere la serata con la festa di premiazione e di saluto alla Disco Binario 1 (via Plezzo 16), anch'essa sponsor dell'iniziativa.

In palio non ci sono trousse per il trucco o boa di piume di struzzo ma, come in qualsiasi torneo 'etero' che si rispetti, delle coppe e medaglie. Se volete informazioni potete visitare la pagina relativa al torneo nel sito della Nuova Kaos Milano.
07/02/2006 07:34
 
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Re:

Scritto da: MATTACCHIONE88 06/01/2006 14.50
Io penso che anche se ci sono pochi calciatori gay ci sono moltissimi bisessuali,basta vedere come si toccano dopo un goal


oddio sì sono fantastici! ma secondo me molti organizzano orge e incontri plurimi e in quelle occasioni chissà cosa succede! non c'è più legge!!!



08/03/2006 15:12
 
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Inghilterra: Cole attacca
Motore di ricerca associa nome giocatore con parola "gay"



Il motore di ricerca Google dovra' chiarire perche' il nome di Ashley Cole e' stato associato alla parola 'gay' tra le sue pagine. Sono stati gli avvocati del calciatore dell'Arsenal a chiedere spiegazioni al motore di ricerca Usa. 'Sono curioso di capire se l'associazione del termine 'gay' con il nome 'Ashley Cole' sia stata una scelta editoriale o una conseguenza del fatto che in molti abbiamo compiuto questo tipo di ricerca su Google', ha dichiarato uno dei legali.

20/03/2006 13:59
 
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Io sono sicuro che ce ne sono e come, come in tutti i campi, dai lavori agli sports ecc. Se poi contate che di giocatori di calcio ce ne sono una infinità ecco che la matematica ci viene incontro [SM=x432756]
11/05/2006 12:01
 
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Cannavaro: "Gay nel calcio? Forse"


Il calciatore:"E veline solo per pochi"
Fabio Cannavaro piace alle donne, ma ammalia gli uomini. Il capitano della Nazionale di calcio è una vera icona dei gay, anche se, a Vanity Fair, giura che negli spogliatoi non ne ha visti. Ma non è da escludere che arriveranno. Tuttavia ammette che c'è chi si cura un po' troppo: "Nella Juve, Thuram e Vieira sono sempre lì a profumarsi”. E sul fronte veline dice: "A fare strage di cuori sono sempre i soliti scapoli".


Per lui stravede notoriamente Alessandro Cecchi Paone e Vladimir Luxuria, neoeletto alla Camera dei Deputati, ha espresso sul calciatore 32enne voto favorevole. Dunque viene naturale affrontare con Cannavaro il possibile binomio calcio/omosessualità.

Dalle colonne del settimanale, il giocatore napoletano, che a scanso di equivoci fa sapere di essere attratto dal gentil sesso, ammette che se ci fossero colleghi gay forse qualche problema in squadra ci sarebbe: “Potrebbe creare degli imbarazzi - dice - visto che siamo sempre mezzi nudi. Ma prima o poi succederà, e bisognerà affrontare anche quello, ma non ho mai visto un calciatore gay, né ho avuto sospetti su nessuno”. Sulla cura del corpo, però, c'è chi si sofferma più di altri, un discorso valido "soprattutto per i ragazzi di colore. Nella Juve, per esempio, Thuram e Vieira sono sempre lì a incremarsi e profumarsi”.

Quanto all'universo femminile, invece, il rapporto fra spogliatoio e ragazze sarebbe, secondo Cannavaro, sovrastimato. I calciatori non sarebbero contornati da bellezze mozzafiato né avrebbero il tanto decantato imbarazzo della scelta. "Al massimo vengono a chiedermi un autografo" dice a Vanity Fair e aggiunge: "Il massimo che mi sia capitato sono stati gli apprezzamenti di Shirley Manson, la cantante dei Garbage. Ha detto di non aver mai visto uno così sexy, e ha indossato la mia maglia in concerto a Reggio Emilia”.

Insomma, dobbiamo credere che letterine e veline pronte a cadere ai piedi dei bomber siano soltanto una bufala, un'invenzione? “Se al di là delle chiacchiere vai a vedere i fatti, sono sempre gli stessi cinque giocatori che, a turno, se le girano tutte”. Quali? “I pochi scapoli rimasti: Bobo Vieri, Inzaghi…”.


25/10/2006 11:25
 
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ROMA, 24 ott - Franco Grillini non si arrende, non c'è niente da fare. Fino a che un calciatore, almeno uno, non uscirà allo scoperto dichiarando la propria omosessualità, l'onorevole diessino presidente onorario dell'Arcigay continuerà a seminare dubbi e pruriti. Questa volta lo fa dalle pagine (rosa) della Gazzetta dello Sport. Di nuovo, rispetto al passato, c'è che per l'occasione Grillini ha dato i numeri: almeno 20 giocatori e un arbitro di livello.

Le prove? «Arcigay gestisce l'80% dei locali omo in Italia - ha dichiarato il deputato - posti in cui, per entrare, è obbligatorio fare la tessera». Nomi e cognomi, quindi. Ovviamente top secret. Altre prove? «Le ammucchiate e gli spogliarelli dopo un gol» (Grillini dixit).

Circa un anno fa, quando tre calciatori tedeschi confessarono al Financial Times di essere pronti a fare coming out a patto che altri otto seguissero il loro esempio, l'onorevole ebbe un diverbio (che definire sopra le righe non è abbastanza) con Daniela Fini. Ecco alcune perle estrapolate a caso: «In una grossa squadra di serie A del Nord ce ne sono tre (di gay, ovviamente, ndr)»; «C'è stato un periodo in cui in una potenza del nostro calcio giocavano sette gay su undici»; «Ci sono mogli e fidanzate finte, per le quali la copertura è un vero e proprio mestiere»; «C'è un notissimo calciatore, ritratto della virilità, che cerca partner omosessuali su internet e dà loro appuntamento tramite un intermediario».



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Grillini ha omesso di dire che, a causa dell'Arcigay (una vera e propria lobby in questo senso), l'Italia è l'unico paese al mondo in cui per entrare in un locale gay devi avere per forza una tessera associativa.
fare il conto dei gay sulla base delle tessere arcigay, quindi, è una grandissima stronzata, visto che i locali omo (molto trendy ultimamente) sono frequentati sempre più spesso anche da etero (più o meno convinti) che per entrare sono costretti, come me, ad affiliarsi ad arcigay.
insomma a grillini riesce meglio mantenere il giovine virgulto ventenne "innamoratissimo" di lui ( [SM=x432730] ), piuttosto che parlare di argomenti fritti e rifritti che ormai non interessano più a nessuno [SM=x432719]



26/10/2006 20:17
 
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piu che altro.....
direi che sto idiota...visto che è un parlamentare pagato anche da me........sarebbe il caso si dedicasse a cose piu importanti x il paese invece che pensare a ste ca--ate!!!! [SM=x432719]



Perchè La Sanremo è La Sanremo!
27/10/2006 13:51
 
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Re:

Scritto da: GayAbruzzo 25/10/2006 11.36
... visto che i locali omo sono frequentati sempre più spesso anche da etero, come me, che per entrare sono costretti ad affiliarsi ad arcigay.



[SM=x432721] [SM=x432723]
28/10/2006 16:28
 
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28/10/2006 16:33
 
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Ne voglio uno, dove si comprano? [SM=x432722]
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