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PIEMONTE. RADUNO GAY IN PIZZERIA: NON SIAMO MALATI

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2005 14:41
24/10/2005 14:41
 
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NOVARA "Se mio padre sapesse che sono qui, non so cosa mi farebbe. Pensi che una volta, per caso, mi ha detto che preferiva avere un figlio rapinatore che omosessuale. Se capitasse qui non sarebbe dello stesso parere". "Sono qui, ma non ho intenzione di partecipare al Gay Pride. Sono travestiti e non omosessuali quelli che fanno vedere nelle sfilate, con loro non mi confondo". Un locale alle porte del centro di Novara, poi via tutti verso Milano. Un incontro, organizzato attraverso pubblicità sui giornali, tra omosessuali di tutto il Piemonte, ha portato l'altra sera una gruppo di ragazzi a Novara. Cartina alla mano, sono arrivati da Biella, Asti, Vercelli, convinti dallo slogan "Essere omosessuale-gay non è una malattia, ma una sottile differenza e una scelta di vita. Stop alla discriminazione!". Coniato da Eric, giovane vercellese anfitrione della serata, organizzata con i contributi di enti ed associazioni, e tra queste il Nucleo Operativo Radio Emergenza di Caresana Blot. "Vogliamo conoscerci - dice Eric - fare informazione e prevenzione. Il sesso deve essere sicuro". Nella hall, in attesa della cena, si cerca di stemperare l'imbarazzo. Sono per la maggior parte giovani tra i 20 e 30 anni i ragazzi (la rappresentanza femminile è costituita da due sole ragazze) presenti alla serata. Qualche stretta di mano, sorrisi. Antonella, novarese, è una rappresentante: "Io giro molto, però non è facile fare davvero amicizia. Speravo ci fossero più donne". Anche Vincenzo è novarese. Quarantenne, si definisce un "anarchico alla Pasolini, non un omosessauale, sono qui per esprimere solidarietà". Diego è in cerca di lavoro. E' accompagnato da un amico astigiano, Davide: "Io qualche imbarazzo ce l'ho". Diego: "Spero in nuove amicizie. Omosessuale non è una scelta di vita, si nasce così, ne sono convinto". Pietro racconta: "Avevo una fidanzata, poi ho scoperto che mi piaceva un ragazzo. E alla mia ragazza ho raccontato tutto. Una botta allo stomaco. Però mi è rimasta amica". Pietro e Alessandra studiano una stretegia: "Vengo a prenderti sotto casa, così i tuoi non sospettano nulla". "Bene, e io ti faccio da paravento con la tua famiglia. Anzi, sai che facciamo? Ci sposiamo e poi ognuno fa la propria vita". Così, con ironia, passano le ore: "Ci siamo trovati, non ci sono problemi perchè sappiamo di essere tutti sulla stessa lunghezza d'onda". La nottata in una discoteca a Milano. Il saluto alle sei del mattino, il prossimo appuntamento a fine novembre: anche da Novara partirà il bus per Roma, per la sfilata per i diritti Pacs, il Patto civile di solidarietà.
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