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Non c'è stato nessun auspicato incremento degli arruolamenti
(ANSA) - LONDRA, 20 ott - Ad otto mesi dalla completa apertura dei ranghi della Royal Navy britannica all'ingresso e alla carriera dei gay, non si registra alcun risultato significativo dovuto alla riforma.
La Marina del Regno Unito è l'unica, insieme all'esercito canadese, ad aver liberalizzato non solo l'ingresso ma anche la carriera militare degli omosessuali. Per questa ragione viene tenuta sotto osservazione dalle comunità gay e dai comandi militari degli altri Paesi occidentali in procinto di aprire completamente o in parte davanti alle forti pressioni delle comunità gay e in relazione alla legge europea sui diritti dell'uomo.
Ma gli ultimi risultati ufficializzati da PinkNews, una delle principali testate della stessa comunità omosessuale inglese, dimostrano che non c'è stato nessun auspicato incremento degli arruolamenti, anzi. All'inizio, molti ufficiali eterosessuali in dissenso con la riforma hanno abbandonato la divisa.
Dal 21 febbraio scorso, data di entrata in vigore della riforma, molte cose sono cambiate nella famosa Royal Navy e per i gay la vita è decisamente migliorata. Decine e decine di outing che stanno facilitando la vita nelle caserme a chi, fino a quel momento era costretto a nascondersi e dichiarare il falso.
Quella del 21 febbraio, per la marina inglese però è stata una seconda riforma visto che già nel 2000 molti uffici e molte funzioni della Royal Navy erano state aperte anche ai gay. Molte, ma non quelle operative che continuavano ad essere chiuse; men che meno poi, le possibilità di fare carriera. Con l'entrata in vigore della seconda riforma voluta insistentemente dal potente gruppo di pressione Stonewall, ci si aspettava dell'altro. Lo stesso gruppo infatti, pur di spingere la riforma, aveva motivato la questione con la voglia di molti omosessuali di entrare nell'organizzazione militare per difendere la patria ma che erano trattenuti dal divieto a partecipare alle operazioni e dalla inibizione delle possibilità di fare carriera.
Con il prolungato assorbimento di risorse umane a causa della guerra in Afghanistan e di quella molto più impegnativa in Iraq, i marines britannici hanno avuto, come mai prima d'ora dopo la seconda guerra mondiale, bisogno di nuove leve. Così, con la speranza di poterne avere di più, hanno deciso di aprirsi. Non solo. Per dimostrare la reale volontà non solo di reclutarli ma di essere vicini alla loro comunità, la Royal Navy ha deciso di contribuire anche allo svolgimento del Gay Pride britannico.
Dopo i primi momenti di gioia ed euforia da parte delle comunità omosessuale e dopo l'ingresso d'impulso, di poche centinaia di nuovi elementi (cosa che faceva pensare a migliaia di nuove adesioni in breve tempo), l'onda si è fermata. Certo, ha festeggiato il colonnello Craig Jones, il primo ufficiale a venire allo scoperto, appena entrata in vigore la riforma e fino allo scorso febbraio costretto a fingere di essere eterosessuale. Hanno tirato un sospiro di sollievo molte altre centinaia di omosessuali che si sono dichiarati pubblicamente.
Quanto ai nuovi ingressi, non è stato registrato nessun incremento rispetto agli anni precedenti. E tra le nuove leve, la percentuale di chi si dichiara omosessuale oscilla tra il 3 e il 5%, cosa che sta facendo riflettere i vertici militari. Sembra infatti che in questa percentuale, i gay erano già presenti nei ranghi della Royal Navy. Soltanto che fino allo scorso febbraio erano costretti a fingere normalità, mentre ora possono dichiarare la loro diversità. (ANSA).
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