Colpivano di sera davanti allo stadio fingendosi ragazzi di vita
La vittime venivano sequestrate per ore e seviziate con tagli su volto, gambe e braccia, lacci attorno alla gola, insulti
CRISTINA ZAGARIA Colpivano nella notte. E sceglievano vittime due volte deboli, che per paura nella maggior parte dei casi non denunciavano l'aggressione e la rapina. Una squadra di rapinatori, tra cui due minorenni di 16 e 17 anni, adescava, derubava e seviziava omosessuali nella zona dello stadio San Nicola. Questa fetta di città ogni notte si trasforma in un quartiere a luci rosse: prostitute, gigolò, travestiti e "scambisti". A ognuno una fetta di strada. E i rapinatori avevano scelto il feudo dei clienti solitari in cerca di compagnia maschile a pagamento. Una banda specializzata, violentissima, spregiudicata, omofoba, che agiva nel buio, sicura del silenzio delle vittime che spesso, infatti, hanno subito violenze e rapine senza chiedere aiuto, per pudore e per difendere la propria privacy. I quattro si appostavano nella zona: uno di loro, a turno, adescava gli omosessuali con ammiccamenti, poi tutti insieme assalivano la vittima con una vera e propria tecnica da commando. La banda riusciva a compiere più aggressioni per notte. La squadra mobile ne ha accertate addirittura quattro in una sola sera. Quattro rapine in poche ore, tutte con la stessa tecnica. Aggressioni violentissime e in serie. Il momento più delicato era quando il cliente si appartava con il rapinatore in auto. In attesa che arrivassero i complici il malvivente sequestrava la vittima, minacciandola con un coltello e infliggendogli tagli sul volto, sulle gambe, sulle braccia per pura intimidazione e sfregio. è capitato anche che la vittima fosse immobilizzata con un laccio stretto intorno alla gola. La polizia parla di sequestri durati anche ore. Fasi delicatissime, concitate, tutte, però registrate da microspie della polizia, che hanno captato anche insulti omofobi e veri e propri sfoghi di violenza gratuita. Diverse aggressioni sono state compiute anche sotto la minaccia di una pistola. I rapinatori ripulivano le vittime: cellulari, portafoglio, orologi. In alcuni casi hanno portato via anche l'auto e addirittura si sono fatti consegnare le chiavi di casa o dell'ufficio. Un professionista, trentenne, ha riportato ferite per oltre quaranta giorni. Ma lui, come molti altri, non ha denunciato la rapina e quando la polizia grazie ai certificati del pronto soccorso e all'ora del ricovero è risalita a lui, in un primo momento ha cercato di negare. Perciò l'indagine coordinata dal capo della mobile, Luigi Liguori, è stata molto delicata. Ieri si è conclusa la prima fase. I due arrestati sono Attilio Gargaro, 22 anni, e Carlo Loiodice di 32. Per i due minorenni il fascicolo è all'attenzione della procura dei minori. Gli episodi sono avvenuti nel marzo del 2003 ma solo oggi le indagini si sono concluse. Le accuse contestate dal pm Lorenzo Leario e accolte dal Gip Vito fanizzi sono di rapina e lesioni aggravate. Attilio Gargaro si trova in carcere dal 18 febbraio scorso: durante una irruzione nella sua abitazione, a Bitritto, era stato trovato in compagnia di una ragazza di cui i genitori avevano denunciato la scomparsa. Carlo Loiodice è stato arrestato nei giorni scorsi dopo che, nell'agosto del 2004, approfittando di un permesso mentre era sottoposto a misura di sicurezza detentiva in una casa di lavoro, si era reso irreperibile. A mettergli le manette i carabinieri della compagnia San Paolo che lo hanno bloccato mentre cercava per l'ennesima volta di fuggire da casa della sorella, calandosi dalla finestra del bagno.
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