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IL PACS IN ITALIA

Ultimo Aggiornamento: 18/03/2007 18:36
19/10/2005 15:22
 
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Pacs in Trentino
I patti civili di solidarietà - i cosiddetti Pacs – e una legislazione antidiscriminazioni sono il cuore di una mozione della Sinistra Democratica e Riformista – prima firmataria Margherita Cogo - che è stata presentata venerdì scorso dalla vicepresidente della Provincia insieme alle associazioni Arci Gay e Arcilesbica nel palazzo della Regione, alla presenza dell´onorevole Franco Grillini.

La presentazione pubblica del testo, all´ordine del giorno oggi in Consiglio regionale, si è trasformata in una denuncia della mancata estensione dei diritti civili in Italia e in Trentino rispetto all´Europa.

Dopo l´intervento di Stefano Cò di Arci Gay Trentino e di Michela Pappette, presidente di Arcilesbica Trentino-Alto Adige, Giovanna Camertoni ha dimostrato come, a differenza dell´Italia, nella stragrande maggioranza dei paesi europei, dal Portogallo alla Germania, dalla Francia all´Islanda, esistano forme giuridiche per il riconoscimento delle coppie di fatto, sia eterosessuali che omosessuali. La vicepresidente Cogo ha ammesso il ritardo del Trentino. «Ci sono forti resistenze anche da noi – ha detto – e lo testimonia il dibattito in Consiglio provinciale nel 2003 quando una maggioranza trasversale voleva restringere il diritto di dirsi famiglia solo alle coppie sposate». Per Margherita Cogo il testo della mozione, che invita Provincia e Regione a sollecitare l´approvazione dei Pacs in Parlamento e a dotarsi di una legge contro ogni discriminazione sessuale, vuole garantire diritti oggi imprescindibili alle coppie di fatto, ma allo stesso tempo impone ai membri di queste l´assunzione di reciproci doveri. «Non dimentichiamoci poi – ha concluso Cogo - che le comunità più tolleranti sono anche quelle che godono di uno sviluppo più florido. Dove c´è un diffuso riconoscimento delle differenze - lo dicono gli economisti – si diffonde la creatività e cresce l´economia».

Franco Grillini, storico leader del movimento gay in Italia e oggi parlamentare nelle fila dei Ds, si è detto sconcertato del polverone politico suscitato dalla proposta di legge sui Pacs: «I vescovi sostengono che con i Pacs è in pericolo la sussistenza stessa della società. Ma noi vogliamo solo garantire a tutte le coppie di fatto il diritto fondamentale a veder riconosciuta la propria convivenza. Questo clima in Italia testimonia una riduzione della laicità dello Stato che nemmeno la Dc si sarebbe mai permessa». E ha chiuso con una battuta. «Dopo l´affossamento delle quote rosa, sono stato invitato a presentare un emendamento per introdurre le quote gay. Ho risposto che non ci penso neppure: perderemmo gran parte della nostra rappresentanza, costituita da decine di deputati gay inconfessati».
20/10/2005 16:02
 
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è ufficiale...dopo una richesta di discussione e adesione, fatta dall'ArciGay e Arci Lesbica lo scorso settembre a tutte le associaizoni glbt, la manifestazione del 26 novembre a Roma denominata "Tutt* in PACS" si terrà a Piazza Farnese.
La mail inviata da Sergio Lo Giudice anche a Jonathan ha generato alcuni dissensi sulla manifestazione riguardo il nome, il tema principale, e la data...
Nonostante tutto oggi si apprende dal sito dell'ArciGay Nazionale che la manifestazione si terrà così come proposta.

Ma perchè allora ci ha chiesto di discutere il documento di iniziativa e poi invece va avanti lo stesso?

Jonathan, come altre associazioni, ha mostrato dissenso sul nome e motivazione muovendo principalmente sul PRIMO documento sottoscritto dall'intero associazionismo glbt italiano (non era mai successo): l'appello ai candidati dell'unione dove venivano fatte 4 richieste specifiche che rappresentavano il minimo che la politica potesse "concedere" alla comunità glbt. IL MINIMO.

Su questo documento, come sappiamo, si è scatenato il putiferio nel mondo politico e cattolico italiano e gli stessi giornali (tutti) hanno evidenziato che la richiesta era il matrimonio gay...cosa non vera perchè tra le 4 richieste c'era semplicemnte il PACS...anche se oggi questo istituto, guardando a quanto succede fuori dall'Italia, è ormai diventato vecchio e inadeguato.

Il movimento aveva richiesto altre tre cose forse più condivisibili dalla maggioranza degli italiani...ma politica, Chiesa e giornali si sono ben guardati dal commentare e dire la propia su questi argomenti forse ancora più condivisi dalla comunità glbt:

Azioni positive contro le discriminazioni
Azioni efficaci per la salute e il benessere
L’internazionalizzazione dei diritti

E invece che si fa? si fa una manifestazione denominata Tutt* in PACS dove, a detta di Sergio Lo Giudice, la legge sulle coppie di fatto viene proposta come argomento di traino per gli altri...
Allora: l'arcigay sa che non tutta la comunità glbt è a favore delle unioni civili? l'arcigay si è resa conto che il risalto sarà dato solo al PACS e non fregherà a nessuno di tutti gli altri?

Ha ragione MIrella Izzo (presidente di Crisalide Azione-Trans) quando dice: "Anche l'ultima esperienza del Pride Nazionale di Milano ha dimostrato invece che se siamo già noi a POLARIZZARCI su un solo tema, la stampa, i media e la politica, si trovano già la "pappa fatta" e parleranno SOLO di quello e diventeremo il "partito dei PACS" e non il "partito" (la parte di società) dei Pacs, dei diritti delle persone trans, del diritto all'asilo politico, del diritto alla ricerca per la cura delle malattie e quindi revisione legge procreazione, del diritto ad una città circolabile per le persone in handicap motorio, dei diritti degli immigrati (ancor più se gay o trans) ecc."

Poi...il 20 novembre è la giornata mondiale per la commemorazione delle vittime transgender, transessuali, crossdresser, di tutto il mondo dovute a odio o pregiudizio transfobico e il 26 novembre iniziano le attività per la giornata mondiale per la lotta all'AIDS... ci sarebbe un ingorgo di argomenti...e soprattutto queste ultime importanti manifestazioni saranno oscurate dalle polemiche.
Voi cosa ne pensate? [SM=x432723]
20/10/2005 18:16
 
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Io penso che senza una chiara e netta volontà politica sarà difficile arrivare all'approvazione dei PACS. Le manifestazioni vanno bene, ma, mi chiedo, serviranno a qualcosa?
La Destra non ha nessuna intenzione di affrontare il problema, dimostrando ancora una volta scarsa sensibilità per le tematiche sociali e a sinistra, escludendo l'ala meno moderata, c'è stato un secco NO da parte dei vari Mastella e Rutelli. Del primo non mi preoccupo, il suo partito è veramente insignificante, ma non dimentichiamo che la Margherita è il secondo partito dell'Unione.
Dove pensiamo di andare con certi individui al potere?



20/10/2005 19:20
 
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Cumuli di pregiudizi contro i diritti delle coppie gay
Ci chiediamo quale idea si fanno le persone che non stanno in “politica” di tutta questa polemica divampata in questi giorni sull'argomento delle coppie di fatto e dei patti di solidarietà, i Pacs. Ci chiediamo se la società civile sia più avanti dei partiti e della Chiesa oppure no. Scriviamo al giornale perché mi sembra utile capire, al di là dei clamori mediatici, qual è la posta in gioco.
Allora:
- accade che in Italia la popolazione omosessuale è il 10% della popolazione complessiva cioè 5.760.000, più di cinque milioni di persone, quindi non è una piccola minoranza.
- Che molte fra queste persone si sono stancate di nascondersi, di sentirsi malate o peccatrici, di essere messi alla berlina con l'epiteto di “culattoni” ed altro che non citiamo per non rendere omaggio alla volgarità, e hanno cominciato a organizzarsi per chiedere allo stato che riconosca loro non solo il dovere di pagare le tasse ma anche il diritto di assistere il proprio compagno/a se viene ricoverato in ospedale e di essere interpellati sulle decisioni delle cure da intraprendere. Questo perché attualmente se il tuo compagno/a viene ricoverato in rianimazione, se sei amico del medico te lo fa vedere dal vetro e ti informa passo passo di cosa succede, se invece no, ti dicono “Lei è un parente? No?.E allora per la legge sulla privacy non possiamo dirle niente e non lo può vedere”. Chiaro ?
Altro punto e la possibilità di ereditare fra coppie di omosessuali, escludendo i parenti. Si obietta, in questi giorni, che basta il codice civle per tutelare i diritti degli omsessuali che convivono. Ma, guardiamolo nel dettaglio, questo significa: vai dal notaio, depositi un testamento, paghi profumatamente il notaio per questo servizio e alla tua morte sarai sicuro che il tuo compagno/a magari anziano/a non venga buttato in strada. Non è così. Il testamento, se non c'è una legge che riconosca una volta per tutte i diritti alle coppie di fatto, può sempre essere impugnato dai parenti. Per una coppia uomo-donna regolarmente sposata il diritto all'eredità è garantito.
Allora le coppie uomo-donna sposate hanno più diritti. In nome di cosa ?
In nome dei fatto che, fino ad ora, i partiti che legiferano e la Chiesa che non legifera ma in Italia vuole comandare, hanno voluto fare della famiglia un simbolo di tutto ciò che è buono, sano, vero amore, vero impegno, educazione della prole, cellula fondante della società.
Ma chi l'ha detto che nelle coppie omosessuali non ci sia vero amore, vero impegno? chi ha detto che nelle coppie omosessuali non ci sia educazione della prole? Provate a pensare: nelle coppie di donne spesso succede che una delle due o tutte e due avessero un marito prima e dei figli e se i bambini sono piccoli il giudice li affida alla madre .
Il panorama concettuale che la Chiesa e i politici contrari ai Pacs tornano a osannare può riassumersi in due punti.
Tutto ciò che vi è di più buono, santo, edificante è nella famiglia regolarmente sposata.
Tutto ciò che è malato, pervertito, peccaminoso è nelle coppie gay .
Per citare un aneddoto: “ il mondo è diviso in due - ci sono quelli che lo dividono in due e quelli che non lo dividono in due...” .
Noi crediamo che il bene e il male siano sempre molto più mescolati di quello che vogliono farci credere.
Per esempio sapete che l'80% degli abusi sessuali sui bambini viene commesso in famiglia? Nella “sacra famiglia” di cui si vaneggia in questi giorni.
- Sapete che il 30% degli omicidi di donne e percosse avviene in famiglia ed è perpetrato dai mariti?
Sapete che illustri medici specialisti hanno detto no alle ricerche sul Dna in Italia fra genitori e figli perché solo il 15% dei nati è davvero figlio di suo padre . Sapete con che ritmo si sfasciano le famiglie anche con figli, dopo pochi anni di convivenza?
E allora vogliamo credere , per pigrizia mentale che il bene sta tutto da una parte e il male dall'altra? Magari ! il mondo sarebbe più facile da capire.
La realtà è ben diversa dalle ideologie , anche da quelle religiose, ci sono famiglie eterosessuali patologiche e famiglie eterosessuali sane, ci sono famiglie omosessuali patologiche e famiglie omosessuali sane.
Un teologo brasiliano, Frei Betto, che era a Piacenza fra i relatori di “Carovane”, ha detto che gli sembra che gli italiani siano molto più vicini al Vaticano che a Dio ed ha fatto anche un'altra affermazione: “Dio non ha religione ”. Un paradosso? Solo in apparenza. Se lo dice un teologo, vale la pena di rifletterci.
A noi italiani che viviamo in Italia succede di dimenticarci che in Europa ce ne sono tante di Chiese, luterane , metodiste, riformate, valdesi etc: Siamo abituati a pensare che c'è solo santa romana Chiesa. Bene, le altre chiese europee non hanno un'atteggiamento fobico di condanna dell'omosessualità -, tant'è che al Gay Pride di Stoccolma, luglio 2004 ( eravamo lì in vacanza e quindi siamo andate a vedere) il discorso inaugurale di una settimana di incontri, seminari, feste, concerti è stato tenuto dal vescovo di Stoccolma, che, guarda un po', è anche una donna. Appunto, così è la Chiesa protestante.
La Chiesa cattolica, come è noto, esclude dal sacerdozio le donne con l'argomento teologico che gli apostoli erano tutti uomini.
Non fa una grinza, gli apostoli erano anche tutti pescatori, infatti, com'è noto i preti, di mestiere, fanno tutti i pescatori, e, sotto i portici del Bernini, tirano in secco le loro barche.
La Chiesa romana, nei suoi vertici, ha sempre un grande interesse per la morale sessuale, nei seminari si studia molto di più la morale sessuale che altre materie. Perché tanto accanimento? In psicologia si direbbe che ha a che fare con un problema non risolto. Non è curioso che un'organizzazione che proibisce la sessualità ai suoi ministri, debba poi interessarsi così ossessivamente della sessualità dei suoi fedeli?
Se Dio è amore, come pure predica la Chiesa ufficiale, può darsi che ci giudicherà per quanto abbiamo amato e non per chi abbiamo amato?
*Psicologa e psicoterapeuta
Docente universitaria
20/10/2005 23:49
 
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MI CHIEDO PERCHè....
io ho aperto una nuova discussione e il mio post è stato spostato in coda ad una discusisone sul PACS... non era questo quello che mi proponevo...
Caro moderatore io non discutevo di PACS ma della necessità di parlare di altro.... [SM=x432719]
21/10/2005 07:15
 
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Re: MI CHIEDO PERCHè....

Scritto da: alinvolo 20/10/2005 23.49
io ho aperto una nuova discussione e il mio post è stato spostato in coda ad una discusisone sul PACS... non era questo quello che mi proponevo...
Caro moderatore io non discutevo di PACS ma della necessità di parlare di altro.... [SM=x432719]


Premesso che non sono stato io spostare la tua discussione, devo dire però che anche il tuo intervento parla di PACS, o meglio, dicendo di non parlare SOLO di PACS, in realtà lo fa. Diciamo che la tua è una posizione critica, fuori dal coro, su quello che bisogna rivendicare (non solo PACS, ma anche altro).
Detto questo, lamentarsi per essere stati messi in "coda" ad una discussione già aperta sull'argomento è veramente un voler cercare il pelo nell'uovo. In questo forum sono state aperte quasi 4500 discussioni per un totale di più di 36000 messaggi. Capirai che è compito del moderatore cercare di dare un minimo di ordine a quello che si scrive.
Comunque, per quanto riguarda specificatamente il tuo post, vedo molta confusione, anche all'interno del movimento, su quello che si vuole fare.
Parlare di PACS, no parlare di discriminazioni e altro, allora cambiare il nome alla manifestazione che però si organizza parallelamente ad altre sull'odio omo-transfobico e sulla lotta all'AIDS...
Dove pensiamo di andare e soprattutto di arrivare in questo modo?
Sono dell'avviso che le vere lotte si fanno su fatti concreti che possono cambiare attraverso una rigorosa azione politica. Polarizzarci sui PACS per me non è un fatto negativo, anzi. Forse è uno dei pochissimi obiettivi che si potrebbero realizzare se ci fosse, ovviamente, volontà da parte dei nostri governanti. E' un tema caldo e, come si dice, bisogna battere il ferro finchè è caldo, no? Allora sì al PACS come rivendicazione centrale, alle discriminzoni e alla salute ci penseremo dopo. Non siamo nella condizone di avanzare troppe pretese, pochi ci ascoltano e sono quelli che, da soli, contano veramente poco.
SQuiZZ

P.S. Il forum cerca costantemente moderatori, se hai tempo da dedicare un pò a questa creatura, fatti avanti [SM=x432718]





21/10/2005 11:40
 
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Re: MI CHIEDO PERCHè....

Scritto da: alinvolo 20/10/2005 23.49
io ho aperto una nuova discussione e il mio post è stato spostato in coda ad una discusisone sul PACS... non era questo quello che mi proponevo...
Caro moderatore io non discutevo di PACS ma della necessità di parlare di altro.... [SM=x432719]



Sono stato io a spostare la tua discussione.

Ho ritenuto opportuno accorpare temi che paiono uguali.

Mi scuso se questo gesto non è stato gradito; ma si cerca di mantenere tutte le discussioni in ordine in modo che ogni utente possa trovare facimente gli argomenti a cui vuole rispondere.

[Modificato da zon@ venerdi 21/10/2005 11.41]

23/10/2005 02:33
 
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PACS/ PRODI: C'E' DISCUSSIONE, NO A MATRIMONI GAY
"Non arriveremo a decisioni come quelle di Zapatero"

Poblet (Spagna), 22 ott. (Apcom) - I Pacs fanno discutere, tanto in Italia, quando in Spagna. Al punto che il quotidiano La Vanguardia, che ha intervistato il leader dell'Unione Romano Prodi, ha riservato un'ampia parentesi del pezzo proprio a questo tema. Prodi ha ribadito ancora una volta la sua posizione, confermata anche oggi ai cronisti italiani che lo hanno seguito nel suo viaggio al monastero di Poblet: "La discussione sui Pacs è in corso ma vi assicuro che non si arriverà ad una decisione come quella presa da Zapatero in Spagna. Non c'è nessuna relazione con il matrimonio tra gay e le adozioni, ma il riconoscimento dei diritti civili applicati alle unioni di fatto".

24/10/2005 02:06
 
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relativamente ai pacs negli ultimi tempi è molto semplice prendersela con la chiesa. io stesso da ex credente e anti-clericale (come certi ex-fumatori che cominciano ad avere in odio i loro vecchi compari) in questo periodo mi sono di tanto in tanto lasciato andare, sbagliando, a scatti ancora più critici del solito nei confronti della chiesa... riflettendo e parlando, invece, sto giungendo alla conclusione che è sbagliato prendersela con una religione per un fatto così importante come l'accettazione dell'omosessualità (anche se i pacs non hanno come obiettivo la regolamentazione delle sole unioni omosessuali). infatti secondo me le religioni le fanno gli uomini (e anche per i credenti, cmq i religiosi sono uomini). e sono gli uomini che devono cambiare. e quando gli uomini cambieranno, essi cambieranno anche le loro religioni e la loro etica. un esempio: la teoria evoluzionistica di darwin, per quanto ormai risulti suffragata da prove inconfutabili (soprattutto in conseguenza delle nuove tecnologie molecolari per l'esame del DNA per esempio) è solo da poco tempo accettata in italia. mi si racconta che neanche 30-40 anni fa (ai tempi di mio padre) c'era ancora chi andava dicendo che darwin era un buffone. darwin studiò 150 anni fa e ancora oggi ci sono molte persone che non hanno corretto il loro modo di vedere il mondo.

però il tempo passa... e gli uomini muoiono. io ho paura che dovrà morire ancora qualche generazione prima che gli omosessuali comincino ad essere chiamati normali... e credo che rispondere violentemente alle provocazioni della chiesa non velocizzi i tempi, ma anzi contribuisca a dare risonanza a vecchi errori...

quindi... RUINI CHI? [SM=x432727]
27/10/2005 03:34
 
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voglio sperare che le cose prima o poi cambieranno..
ma la chiesa anche se rema contro fa quello che ha sempre fatto per affermare la sua dottrina - stragi e roghi compresi. [SM=x432719]

La cosa triste è la pochezza della politica che non è in grado di dare un minimo di civiltà e contemporaneità a questo paese; e non parlo solo di destra! ..anzi la sinistra è biasimabile il doppio [SM=x432742]
29/10/2005 09:28
 
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Re:

Scritto da: iakopo 27/10/2005 3.34

La cosa triste è la pochezza della politica che non è in grado di dare un minimo di civiltà e contemporaneità a questo paese; e non parlo solo di destra! ..anzi la sinistra è biasimabile il doppio [SM=x432742]



Queste non sono la vera destra e la vera sinistra.

C'è bisogno che Verlusconi esca di scena e che buona parte della Margherita passi dall'altra parte.

La prima elezione in quelle nuove condizioni non la vinceremo, la seconda magari si ...
09/11/2005 13:41
 
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Non c’è alcun dubbio che il bilancio storico sul matrimonio è che si è trattato di un orrore. Col matrimonio si è codificata l’inferiorità sociale delle donne, che sono state scambiate tra le famiglie, vendute a mariti che ne potevano fare ciò che volevano (fino ad avere su di loro diritto di vita o di morte), obbligate persino a chiedere il permesso del marito se volevano lavorare fuori casa, letteralmente chiuse nelle case a lavorare e produrre figli, come accade ancora ora in molte regioni del mondo. Una donna che veda scorrere davanti a sé la storia del matrimonio non può che diventare femminista, magari perfino lesbica.

Ma non possiamo essere cieche davanti ai cambiamenti che i movimenti a partire dal 1968 hanno portato. La nuova società non ha potuto fare a pezzi il matrimonio e buttarlo via (come femministe e gay avrebbero voluto), però lo ha emendato, lo ha trasformato in qualcosa di molto diverso. Il nome è lo stesso, ma il contenuto è cambiato (ciò che accade all’interno delle famiglie può a volte essere identico a prima, ma questo ovviamente non è colpa della “forma” del matrimonio…). Infatti dal 1975 in Italia esiste la parità tra marito e moglie, anche nel potere decisionale, esiste l’equiparazione ai figli legittimi dei figli nati fuori dal matrimonio, è stata abolita l’autorità maritale, che comprendeva l’uso di “mezzi di correzione e disciplina” nei confronti della moglie, e il matrimonio non prevede più il “dovere coniugale”, cioè lo stupro è punito dalla legge anche se a commetterlo è il marito, il quale insieme al “sì” della sposa non acquista più signoria sul corpo della moglie, come accadeva fino al 1981. Oggi a Milano e Bologna i matrimoni in comune sono più numerosi di quelli religiosi, mentre su scala nazionale i matrimoni laici sono in crescita e rappresentano più di un quarto di quelli celebrati in chiesa.

Per la filosofa Hannah Arendt, punto di riferimento dell’attuale movimento delle donne: “Il diritto di sposare chi vogliamo è un diritto umano elementare, accanto al quale tutti gli altri sono di rango inferiore”. Lo scrisse nel 1959 per sostenere le richieste dei neri americani di cancellare le leggi contro la celebrazione di matrimoni tra “razze” diverse. Dunque perché non è pacifica la considerazione del matrimonio come di un diritto negato agli omosessuali? Lo stesso Eric Fassin, che ha citato la Arendt su “Le monde diplomatique” nel giugno 1998 perorando l’apertura del matrimonio ai gay, scrive che: ”Gli eredi di Michel Foucault vedono la finalità del matrimonio nell’addomesticamento sessuale; gli omosessuali si condannerebbero quindi a scimmiottare la norma eterosessuale”. Insomma, non dovremmo riconoscere all’ordine costituito la facoltà di stabilire diritti e doveri nelle nostre relazioni più intime.

Ma questo discorso finge che l’assenza di una legge non abbia alcun potere sulle nostre vite, mentre al contrario è proprio l’assenza di una legge la somma ingiustizia, la discriminazione. Posso scegliere di non sposarmi (o di non entrare in un Pacs) se le mie regole di vita non le ritrovo nel modello proposto (che comunque è assai condiviso, dato che ha una relazione fissa la maggioranza degli omosessuali italiani, e vive in coppia il 20-30%) ma per scegliere devo per lo meno avere la possibilità di sposarmi.

Questo non è chiaro a molte voci del femminismo italiano, e vorrei ora presentare un piccolo florilegio delle argomentazioni più strampalate che ho trovato, assieme a qualche sparso argomento di segno contrario, principalmente nelle pagine pubblicate sul sito www.libreriadelledonne.it, collegato alla Libreria delle donne di Milano.

“Le relazioni omosessuali finché restano segrete, non c’è ente che possa dire alcunché a proposito né se gli stanno bene né se non gli stanno bene. Dopo il matrimonio, su chissà che cosa ancora avrebbe la pubblica opinione, e poi lo stato a che dire, ridire e disdire. (…) L’omosessualità, restando fuori legge, ha questo di normale: che nessuno può permettersi di dire cosa può fare o non fare, può solo proibirla e regnare sulla proibizione e chi la aggira, oppure punirla, a suo rischio.” Queste frasi si leggono in un articolo eloquentemente intitolato La fortuna del silenzio nel “matrimonio” gay di Donatella Massara (del Circolo della Rosa di Milano), che deduce che non esiste il tabù sull’omosessualità dal fatto che di omosessualità non si parla. Tranne che per insultare, ma questo forse è un vantaggio che contribuisce alla segretezza delle nostre relazioni...

Marina Terragni invece (“Io donna”, 29 aprile 2005) teme la “normalizzazione eterocentrica”, e scrive che: “Ci sono svariate ragioni per essere perplessi sul matrimonio gay, anche noialtri calorosi e devoti amici di gay (…). Il matrimonio è un istituto antichissimo e usurato e pesante quanto basta da non risultare troppo attraente per nessuno, neanche per gli etero, per quanto non si sia ancora individuata una forma materiale e simbolica più congeniale alla triangolazione edipica che consente ai figli di crescere dritti”. Traduco: il complesso edipico esiste, fa crescere bene i bimbi, e siccome per obbedire ai dettami di Freud la mamma deve essere femmina e il papà maschio, questa è l’unica famiglia possibile.

La stessa cosa l’ha detta in Francia una filosofa femminista, Sylviane Agacinski (in Politique des sexes, Le Seuil), per la quale la differenza dei sessi è radicata nella natura: “è nella necessaria complementarità genitoriale che gli umani riconoscono a un tempo la loro differenza e la loro reciproca dipendenza”, e la natura va difesa mantenendo famiglie dove la donna fa la madre e moglie e l’uomo il padre e marito. Altrimenti addio differenza tra i sessi!

Qui la cosa si fa pericolosa. Puzza di difesa della famiglia tradizionale. Ma è possibile? Sembra veramente di essere nella repubblica di Weimar, quando all’avanzare del nazismo l’ala borghese del primo movimento delle donne ripudiava ed espelleva coloro che difendevano gli omosessuali e la contraccezione, per difendere la Famiglia…

Ebbene sì, è possibile. Nell’articolo su “Io donna” Terragni chiama in causa Laura Boella, studiosa (evidentemente eretica!) di Hannah Arendt e filosofa del movimento delle donne: “Per Boella voler dare un senso alla propria relazione amorosa, eterosessuale o omosessuale che sia, è ‘un bene immenso per il mondo’. Ma in questo la legge non deve mettere il naso. L’articolo 29 della Costituzione deve restare quello che è. La lunga storia della famiglia tradizionale, che pur con tutte le sue crisi mostra di essere un dispositivo di convivenza ancora valido e funzionante”. Provo a tradurre: riconoscere pubblicamente le coppie gay è anticostituzionale e “nella concreta realtà italiana non vanno mai persi di vista, in primo luogo, il grandissimo ruolo sociale svolto dalla famiglia, qui assai più che in altri Paesi a noi vicini, e il contributo determinante che una famiglia autentica dà all’educazione dei figli”. Questo però l’ha detto, parola per parola, il cardinal Ruini. Dov’è la differenza? Restiamo in attesa di spiegazioni.

Io sinceramente non arrivo a capire perché i “diritti della famiglia” sarebbero lesi dal fatto che persone omosessuali ne entrino a fare parte. Veruska Sabucco mi aiuta, dicendo che sarebbe come dire che “La famiglia può essere formata anche da due laidi stupratori di bambini. A quel punto la risposta è: ma tuo figlio fa il chierichetto? Preoccupati!”

Tornando alle femministe nostrane, ho letto anche, in un articolo firmato da un’ennesima filosofa, Chiara Zamboni (La cultura dei diritti e la fine della politica, “L’Unità”, 12/7/2003), le seguenti parole: “Non c’è niente di più del richiedere un diritto per gruppi sociali marginali che incastra in una identità rigida. Occorre dichiararsi gay, ad esempio, per avere dei diritti in quanto omosessuali”. Ma il punto è esattamente questo: non chiediamo diritti “in quanto omosessuali”, ma in quanto esseri umani che formano coppie, e a volte famiglie, e vogliamo che le nostre scelte siano rispettate nella sfera pubblica, come “formazioni sociali in cui si svolge la nostra personalità” (art. 2 Cost.). Sappiamo che non è giusto chiedere diritti in quanto omosessuali, e accusarci di questo significa sottoscrivere la tesi destrorsa per cui le nostre richieste sarebbero “privilegi”, “diritti speciali”. Lo diceva anche Karl Marx (filosofo anche lui, un autore che può chiarirci molte cose del nostro tempo, che a torto lo sta dimenticando) a proposito della discriminazione degli ebrei: la questione dell’accesso degli ebrei alla cittadinanza non va posta “perché sono ebrei”, ma perché sono esseri umani. Come tutti gli altri.



Daniela Danna è coautrice, insieme a Margherita Bottino, del saggio La gaia famiglia. Che cosa è la omogenitorialità, edizioni Asterios.
09/11/2005 13:48
 
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SÌ A TUTTI I DIRITTI ANCHE ALLE COPPIE DI FATTO
In Venetoe e in Friuli sette italiani su dieci d'accordo per i "Pacs".

No ai matrimoni gay Sì ai patti di solidarietà civile: due persone su tre, nel Veneto e nel Friuli-Venezia Giulia sono favorevoli ad una norma che, prendendo ispirazione dai Pacs francesi, estenda alle coppie di fatto alcuni dei diritti attualmente riservati alle coppie sposate. Il quadro si complica, però, fino a cambiare di segno, quando viene introdotta la questione delle coppie omosessuali. In questo caso, il numero di persone disponibili declina vistosamente, fino a dimezzarsi. Ancora minore è l'apertura ai matrimoni gay, che tuttavia incontrano consensi significativi in alcuni settori della società: in particolare tra i giovani, le persone con un titolo di studio elevato e quelle più lontane dalla Chiesa. A rivelarlo sono i dati del sondaggio settimanale dell'Osservatorio sul Nord Est, realizzato da Demos, con la direzione di Ilvo Diamanti, per il Gazzettino.La trasmissione ereditaria dei beni, la pensione di reversibilità, la possibilità di prendere decisioni per conto della compagna o del compagno gravemente ammalati: sono solo alcuni dei diritti preclusi alle cosiddette coppie di fatto, persone che convivono stabilmente al di fuori del matrimonio. Una quota consistente di intervistati - il 67\% - si dice d'accordo con l'estensione di alcune prerogative del vincolo coniugale, facendo propria la soluzione già adottata in Francia nel 1999, attraverso l'istituzione dei patti di solidarietà civile. Tale orientamento rimane, pur con diverse sfumature, maggioritario un po' in tutti i settori della popolazione. Supera, peraltro, il 50\% anche tra i cattolici praticanti assidui (chi va a messa tutte le domeniche), nonostante la dura presa di posizione, un paio di mesi fa, dell'Osservatore Romano, in esplicita polemica con la scelta del centro-sinistra (e del suo leader, Romano Prodi) di sposare la battaglia per il Pacs. Sia nella versione discussa in Italia che nell'esperienza francese, il Pacs viene concepito come "aperto" a qualsiasi tipo di coppia, sia etero che omosessuale. Anzi, in molti paesi europei le unioni civili sono nate proprio per offrire garanzie alle coppie dello stesso sesso. Il giudizio degli intervistati, ciò nondimeno, tende a farsi più critico non appena la discussione si concentra sul nodo delle unioni gay. Il numero di favorevoli, in questo caso, si abbassa sensibilmente, scendendo al 35%, e l'atteggiamento sondato appare più esplicitamente associato ad alcune caratteristiche sociografiche dell'individuo: supera il 40%, ad esempio, tra le persone con meno di 45 anni, ma si ferma al 14% tra gli ultra-sessantacinquenni; sfiora il 50% tra chi ha un'istruzione elevata, mentre rimane al 17% tra chi è in possesso della sola licenza elementare. Particolarmente forte, poi, è l'effetto della pratica religiosa - con il valore che si impenna al 56% tra i non praticanti -, così come della posizione politica, con gli elettori del centro-sinistra (48%) ad esprimere un grado di apertura doppio rispetto a quelli del centro-destra (23%).

Un'altra questione indagata dalla rilevazione riguarda, infine, il matrimonio omosessuale. Si tratta di una ipotesi che vede il gruppo dei favorevoli assottigliarsi ulteriormente: è poco meno del 30% dei cittadini nordestini - per la precisione, il 29% - ad approvare la "soluzione spagnola". Una percentuale, quella rilevata nelle regioni del Nord Est, perfettamente allineata al dato nazionale, secondo i risultati di un sondaggio condotto a settembre da Demos ed Eurisko. Numeri che sottolineano come, in Italia, appaia ancora tortuosa la strada imboccata da altri paesi europei, come Belgio, Olanda e Spagna (dove l'istituzione del matrimonio gay, fortemente voluta dal premier socialista Zapatero, è stata approvata dal parlamento lo scorso giugno). I settori della popolazione in cui si registra il maggior grado di apertura tendono a riproporre i caratteri già evidenziati dalle posizioni sui Pacs. Le punte massime si osservano, infatti, tra i giovani sotto i trent'anni (45%), tra le persone in possesso del diploma di scuola superiore (37%), tra gli elettori dell'Unione (38%) e, in modo specifico, tra i non praticanti (51%).
19/11/2005 03:55
 
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I SOCIALISTI RILANCIANO I PACS, NO DEL POLO E DELLA MARGHERITA
Astorre: "Non è nei nostri programmi" Nieri: "È solo questione di buon senso" I Socialisti presentano un progetto di legge per l'istituzione nel Lazio dei Pacs, i Patti civili per regolamentare le coppie di fatto. E subito si apre una nuova polemica. La proposta è stata annunciata da Rapisardo Antonucci, capogruppo dello Sdi alla Pisana, che ha chiesto l'attivazione della procedura d'urgenza, "per recuperare il tempo perso dalla vecchia giunta". La Casa delle libertà è immediatamente insorta, denunciando "l'espediente per introdurre in maniera surretizia il riconoscimento delle coppie gay" e "l'ennesimo attacco ai valori della società".

Ma anche il centrosinistra si è spaccato: al plauso di Verdi, Ds, Rifondazione e Pdci, ha fatto da contraltare "la ferma opposizione" preannunciata dalla Margherita. Alla Regione si è aperto dunque un nuovo caso politico. "Siamo costretti a ribadire che i Pacs non fanno parte del programma della giunta Marrazzo", hanno commentato Claudio Moscardelli, presidente della commissione Urbanistica alla Regione, e Bruno Astorre, assessore ai Lavori pubblici, entrambi di Dl-Margherita. "I Pacs non rientreranno nei programmi elettorali - ha replicato Luigi Nieri, assessore al Bilancio ed esponente di Rifondazione - ma rientra nel buon senso varare un provvedimento che estenda alle coppie di fatto i diritti per ora riservati a chi si sposa. Ben venga la proposta di Antonucci, parliamone". Nieri fra l'altro nei mesi scorsi aveva presentato un progetto per il riconoscimento delle coppie di fatto. Ma era stato bocciato, oltreché dall'opposizione, da Alessandra Mandarelli, assessore allo sport, dello Sdi. Proprio lo stesso partito di Antonucci. P. Fo.
20/11/2005 03:12
 
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«SÌ A PRETI GAY E PACS». BUFERA CONTRO L'ARCIVESCOVO
La chiesa anglicana rischia uno scisma a causa delle posizioni liberali nei confronti della questione omosessuale del suo capo spirituale, l'arcivescovo di Canterbury Rowan Williams. La crisi è esplosa quando poco meno della metà dei vescovi anglicani hanno apertamente criticato il loro superiore per le sue posizioni tolleranti nei confronti dei preti gay e dell'unione fra coppie dello stesso sesso. In una lettera molto esplicita che arriva a mettere in dubbio la capacità dell'arcivescovo di Canterbury di continuare a rappresentare lo spirito dei 77 milioni di fedeli riuniti sotto la chiesa anglicana, 17 vescovi su 38 hanno chiesto a Williams di pronunciarsi contro «l'incorreggibile immoralità sessuale» insita nel comportamento delle coppie gay. I vescovi ribelli sono tutti a capo di diocesi africane o asiatiche e vedono l'atteggiamento conciliante del capo della terza chiesa più numerosa di tutta la cristianità come un esempio della degenerazione dei valori del vecchio continente, paragonato nella lettera ad un deserto spirituale. Il dibattito all'interno della chiesa anglicana sugli omosessuali è vecchio almeno di due anni. La questione ebbe inizio nel 2003, quando una diocesi canadese autorizzò la benedizione di una coppia omosessuale. Ma il culmine si è raggiunto pochi mesi dopo, quando la chiesa episcopale americana permise l'elezione nello stato del New Hampshire del vescovo Gene Robinson, un uomo che non aveva mai fatto segreto delle sue inclinazioni omosessuali. Nonostante le ripetute critiche di molti fra i primate anglicani del sud del mondo, Williams ha continuato a rifiutarsi di reprimere le iniziative delle chiese d'oltreoceano. Al contrario, lui stesso ha cercato di fare vescovo di Reading, una cittadina a un'ora da Londra, un altro prete dichiaratamente omosessuale, Jeffrey John. La cosa finì però con l'irritare l'ala più conservatrice della chiesa d'Inghilterra, che costrinse Williams ad optare per un altro candidato.



Ad infuriare i vescovi più tradizionalisti ha contribuito anche la posizione conciliante del loro capo inglese nei confronti della legge che consentirà l'unione legale fra coppie omosessuali, destinata ad entrare in vigore in Gran Bretagna il prossimo mese. «Il sesso - si legge nella lettera dei ribelli indirizzata a Williams - è inteso da Dio solo per le coppie sposate, il che rende le relazioni omosessuali inaccettabili ed impossibili da definire sacre o benedette». Per aumentare l'effetto imbarazzante, la missiva è stata resa pubblica mercoledì sera, solo poche ore dopo che l'Arcivescovo aveva tenuto, davanti alla gerarchia della chiesa d'Inghilterra riunita, un discorso in cui esortava tutti alla tolleranza e all'unità.



Ad avvalorare ulteriormente la possibilità di una divisione, alla lettera è seguito l'annuncio dell'accordo fra la chiesa anglicana della Nigeria - guidata dall'arcivescovo ultra-conservatore Peter Akinola - e un movimento di tradizionalisti americani che predicano la fine della supremazia della chiesa d'Inghilterra. Tre settimane fa Williams era volato in Egitto per incontrare la maggior parte dei vescovi più conservatori. Ma, viste le parole poco concilianti della lettera, il suo intervento all'ombra delle piramidi deve aver riscosso ben poco successo.
20/11/2005 07:41
 
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Re: «SÌ A PRETI GAY E PACS». BUFERA CONTRO L'ARCIVESCOVO
E bravo l'arcivescovo! [SM=x432734]



21/11/2005 07:07
 
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Re: Re: «SÌ A PRETI GAY E PACS». BUFERA CONTRO L'ARCIVESCOVO

Scritto da: GayAbruzzo 20/11/2005 7.41
E bravo l'arcivescovo! [SM=x432734]



lo avresti mai immaginato? [SM=x432809]
28/11/2005 06:28
 
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Pacs: la Chiesa contro Rifondazione comunista
Il cardinale Ruini ribadisce la differenza tra convivenza e matrimonio, ma Giuliano Pisapia attacca: «I credenti dovrebbero impegnarsi per evitare discriminazioni». Tuttavia i temi della vita e della famiglia sono aspetti decisivi della vita di tutti, e non solo questioni cattoliche

«Credo sia molto pericoloso confondere il concetto di convivenza con il concetto di famiglia. La famiglia è uno status, è un principio stabilito dalla Costituzione. Abbiamo una condizione molto particolare in Europa, dove vi sono regimi giuridici profondamente diversi. Non vi sarà mai uno status europeo matrimoniale né un principio europeo sul matrimonio». Lo ha detto il vicepresidente della Commissione europea e commissario responsabile di Giustizia libertà e sicurezza, Franco Frattini, a margine di un convegno su «Immigrazione e sviluppo», commentando il dibattito in corso sui Pacs rilanciato in giornata dal cardinale Camillo Ruini.
Di fronte tentativo di equiparare le coppie di fatto alle famiglie fondate sul matrimonio, i cattolici debbono «impegnarsi sempre di più nel difendere la sacralità della vita umana ed il valore dell’istituto matrimoniale, ma anche nel promuovere il ruolo della famiglia, chiedendo misure economiche e legislative che sostengano le giovani famiglie nella generazione ed educazione dei figli». A chiederlo sono insieme il Papa e i vescovi, ha detto Ruini, intervenendo al congresso internazionale sulla procreazione responsabile, in corso all’Università Cattolica di Roma.
Secondo il presidente della Cei, «c’è una diffusa tendenza a depotenziare il valore dell’istituto del matrimonio, assimilando ad esso altri tipi di unioni e convivenze, con il risultato che il matrimonio non viene più percepito come espressione e garanzia della natura stessa dell’amore umano, ma come frutto di convenzioni e accordi facilmente modificabili». Questo processo che si è innescato, e che potrebbe portare al varo dei cosidetti Pacs, scaturisce per il porporato da ‘un pericoloso virus’ che si è insinuato nello sviluppo della società: quello dell’autoreferenzialità, dell’esaltazione delle esigenze, deibisogni o dei diritti individuali».
«I diritti individuali delle persone - ha continuato Frattini - vanno ovviamente rispettati. Non posso neanche pensare di discriminare i gay, in quanto tali, nell’accesso al lavoro e nei loro diritti personali. Ma certo, quando si parla di adozione, qui le cose cambiano».
«Affermare come continua a fare il cardinale Ruini che la regolamentazione giuridica dei Pacs depotenzia il valore del matrimonio significa fornire consapevolmente, ai credenti e ai non credenti, una visione distorta della realtà che tutti, e soprattutto chi ha un ruolo apicale nelle gerarchie ecclesiastiche, dovrebbero evitare di farlo». Lo ha dichiarato Giuliano Pisapia, responsabile Giustizia di Rifondazione comunista e relatore alla Camera delle proposte di legge sulle unioni civili e sui Pacs.
«Su tale questione – ha continuato Pisapia - l’Italia è il fanalino di coda dell’intera Europa, e tutte le proposte di legge all’esame del Parlamento distinguono nettamente, anche sulla base dell’articolo 29 della Costituzione tra vincolo matrimoniale e riconoscimento giuridico delle unioni di fatto».
«Non bisogna del resto dimenticare che la stessa Corte Costituzionale - ha affermato - l’inderogabilità del riconoscimento giuridico di quei rapporti consolidati, di carattere affettivo o solidaristico, ancorché di fatto oggi esistenti, in ottemperanza a quanto previsto dall’articolo 2 della Costituzione e che la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea riconosce espressamente il diritto al matrimonio e il diritto a formare una famiglia, come diritti fra loro distinti».
A suo avviso, «chi chiede una legge sui Pacs intende solo eliminare discriminazioni, tutelare i soggetti più deboli e quindi creare situazioni che ogni credente dovrebbe non solo apprezzare ma anche auspicare e per le quali dovrebbe impegnarsi. Nessuno intende mettere in discussione la famiglia -avverte Pisapia - ma chiediamo rispetto, tutela e garanzie anche per chi, pur unito da vincoli affettivi, non intende, o si trova nell’impossibilità di contrarre matrimonio: solo il reciproco rispetto tra posizioni diverse può portare a soluzioni eque ed equilibrate».
«Ogni anatema, invece - conclude il parlamentare di Rifondazione - può solo creare contrapposizioni che certo non servono alla democrazia e alla tutela dei diritti individuali e collettivi, soprattutto dei soggetti più deboli».
Il portavoce del Vaticano ha accennato inoltre al tema della procreazione assistita: «Conoscere di più l’uomo dal punto di vista scientifico - ha proseguito Ruini - non equivale automaticamente a saperne di più sul valore e sul senso della sua esistenza, anzi, la molteplicità degli approcci con la tendenza ad assolutizzare il punto di vista di ciascuno di essi può far perdere di vista ciò che è essenziale». L’appello del cardinale è andato dunque agli «uomini di scienza responsabili della cosa pubblica, alla necessità di non disgiungere mai una riflessione sull’uomo e sulla sua dignità dalle delicate scelte che si stanno compiendo nel campo della ricerca scientifica, in particolare - ha ribadito il vicario di Roma - per quanto concerne le tecniche di riproduzione». E un appello anche sul versante educativo e informativo, rivolto all’opera dei consultori e dei centri specializzati per quanto riguarda il settore della fertilità naturale.
Secondo Ruini, comunque, «l’impegno per favorire una maggiore e più corretta attenzione ai temi della vita umana e della famiglia non è e non può essere esclusivo dei cattolici, proprio perchè tali problematiche non sono questioni cattoliche, ma rappresentano - ha concluso - aspetti decisivi per la vita di tutti».
28/11/2005 06:31
 
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ANCHE A BASTIA IL REGISTRO DELLE COPPIE DI FATTO
Salgono a quota sei i comuni dell’Umbria nei quali il registro delle coppie di fatto è già diventato realtà: Perugia, Terni, Gubbio, Spello, Cannara e Foligno. Da pochi giorni anche al consiglio comunale di Bastia Umbra è stata depositata una mozione del consigliere socialista Adriano Brozzetti per l’istituzione del registro delle coppie di fatto.

Il Circolo Arcigay Arcilesbica di Perugia impegnato da sempre nel riconoscimento dei diritti della comunità gay e lesbica umbra, esprime forte soddisfazione per il susseguirsi di iniziative volte a riconoscere e tutelare la piena dignità ed il carattere di libera scelta delle convivenze etero ed omosessuali. Insieme al nuovo Statuto regionale, i registri comunali proiettano l’Umbria in piena Europa per il rispetto dei diritti e delle sensibilità della comunità gay e lesbica.

Purtroppo, in mancanza di una legge nazionale, attualmente ferma alla camera, questi registri comunali hanno una valenza prettamente simbolica ma esprimono un grande segno di civiltà ed un chiaro segnale al governo perché colmi il vuoto normativo – ormai solo italiano – in materia di coppie di fatto.

Il Circolo Arcigay Arcilesbica di Perugia invita tutte le coppie etero ed omosessuali conviventi ad iscriversi nei registri comunali appena approvati.
28/11/2005 06:32
 
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MARCELLO PERA. I MARTRIMONI GAY SONO UN ESEMPIO DI INVOLUZIONE DELLO STATO LAICO
I matrimoni gay sono un esempio di "involuzione" dello Stato laico. Lo ha detto il presidente del Senato, Marcello Pera, a Palermo, al convegno 'Ricorda, racconta, cammina. Religione e laicità dello Stato' organizzato dalla Conferenza Episcopale Italiana. "Non basta - ha detto - cancellare i termini 'padre' e 'madre' e sostituirli con 'coniuge' e 'partner'".
29/11/2005 09:11
 
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RUINI, NUOVO ATTACCO AI PACS
Il vescovo Caffarra: la Ru486 banalizza uccisioni. Pera: ripensare lo Stato laico Ruini, nuovo attacco ai Pacs.

ROMA - Nuovo intervento del cardinale Camillo Ruini contro i Pacs e contro la clonazione e nuove polemiche contro di lui da parte di esponenti laici e radicali: il presidente della Cei ha parlato al congresso "Scienza ed etica per una procreazione responsabile", che si svolge presso l'Università Cattolica di Roma, lo stesso ambiente dove l'altro ieri il Papa aveva lanciato il suo appello perché la scienza si apra all'ipotesi Dio. "C'è una diffusa tendenza - ha detto Ruini - a depotenziare il valore dell'istituto del matrimonio, assimilando a esso altri tipi di unioni e convivenze, con il risultato che il matrimonio non viene più percepito come espressione e garanzia della natura stessa dell'amore umano, ma come frutto di convenzioni e accordi facilmente modificabili". A proposito di clonazione e ricerca genetica, Ruini ha messo in guardia contro il "dominio sui processi generativi, frutto di nuove capacità tecnologiche", che, "andando ben al di là del legittimo aiuto alla procreazione umana, apre inquietanti scenari sulla produzione di esseri umani da usare come cavie o sulla clonazione". "È in via di ultimazione la mappatura del genoma umano - ha argomentato - che certamente rappresenta una grande acquisizione con conseguenze di estremo interesse per il futuro dell'uomo, ma proprio ora sembra che si stia smarrendo la mappa dell'esistere umano, che si stiano perdendo le coordinate della dignità e del destino della vita umana". Il monito del cardinale sui "Pacs" ricalca quello pronunciato a metà settembre contro ogni forma di "riconoscimento giuridico pubblico delle unioni di fatto". Allora il presidente della Cei aveva lasciato aperto uno spiraglio, indicando - per venire incontro alle coppie di fatto - "la strada del diritto comune, assai ampia e adattabile alle diverse situazioni" ed "eventuali norme a loro tutela". Per una soluzione di questo tipo si era pronunciato, sempre in settembre, Francesco Rutelli, leader della Margherita, mentre Prodi era apparso piuttosto favorevole ai Pacs. Alle parole del cardinale sulle convivenze hanno reagito polemicamente Daniele Capezzone, segretario dei radicali italiani, Franco Grillini, deputato Ds e presidente onorario di Arcigay e Enrico Boselli, presidente dello Sdi. Per Fausto Bertinotti (Rc) "i comportamenti della Cei e del cardinale Ruini tradiscono le difficoltà della Chiesa di fronte alla secolarizzazione" e a essi non si deve rispondere "con il vecchio anticlericalismo". Mentre il coordinatore politico dei Verdi Paolo Cento ha apprezzato l'allarme lanciato da Ruini sulla clonazione e sui rischi della manipolazione genetica. Parlando a Palermo, a un convegno su "Religione e Stato laico" organizzato dalla Cei, il presidente del Senato Marcello Pera ha sostenuto che "i matrimoni gay sono un esempio di involuzione dello Stato laico, perché non basta cancellare i termini "padre" e "madre" e sostituirli con "coniuge" e "partner" per legittimarli". E l'arcivescovo di Bologna Carlo Caffarra è tornato sul tema della pillola abortiva, definendola - in un editoriale che comparirà sull'inserto bolognese di Avvenire - "un altro segno di quel collasso di civiltà cui oggi assistiamo", sottolineando che la Ru486 "banalizza l'uccisione di un essere umano". Luigi Accattoli
05/12/2005 02:24
 
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PACS: GRILLINI AL PAPA, RAFFORZANO E AUMENTANO FAMIGLIE
'Al contrario di Joseph Ratzinger noi pensiamo che il Pacs rappresenti un contributo al rafforzamento delle famiglie perche' ne aumenta il numero, ne favorisce la tutela, la sicurezza e la stabilita

''Al contrario di Joseph Ratzinger noi pensiamo che il Pacs rappresenti un contributo al rafforzamento delle famiglie perche' ne aumenta il numero, ne favorisce la tutela, la sicurezza e la stabilita'''. Cosi' il deputato Franco Grillini (Ds), presidente onorario dell'Arcigay, commenta in una nota le dichiarazioni del Papa a difesa del matrimonio tradizionale.

''L'esperienza degli ormai moltissimi Paesi che hanno leggi inclusive dei diritti di tutte le famiglie, quelle gay comprese - prosegue Grillini - dimostra che non si e' registrata alcuna conseguenza negativa dall'entrata in vigore delle leggi come il Pacs o la Partnership Registrata (in Inghilterra entra in vigore il 5 dicembre). Non si capisce nemmeno perche' una legge dovrebbe 'sfigurare' il matrimonio che nessuno vuole toccare.

Sembrerebbe che per garantire un diritto se ne debba negare un altro. In realta' - sottolinea Grillini - i problemi della famiglia tradizionale vengono essenzialmente dal suo interno e dal veto a qualsiasi tipo di riforma, compresa la moderata e ragionevole proposta di ridurre gli anni per il divorzio. Il 14 gennaio a Roma si terra' un incontro nazionale delle nuove famiglie promosso dalla Lega italiana per le famiglie di fatto (Liff) e in quella sede - conclude - molte coppie di fatto si racconteranno e parleranno delle discriminazioni che subiscono quotidianamente a causa della mancanza della legge di tutela''
15/12/2005 10:16
 
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CHI HA PAURE DELLE UNIONI CIVILI?
Il portavoce nazionale di GAYLEFT Andrea Benedino interviene sull'Unità denunciando la timidezza della sinistra nel sostenere la battaglia per le coppie di fatto

Lunedì sera il Consiglio Comunale di Torino ha respinto la proposta di istituire il Registro delle Unioni Civili. Contro questa proposta, che pure non aveva i numeri per passare, vista l'opposizione intransigente della Margherita torinese, hanno votato contro anche numerosi consiglieri comunali diessini, al fine di salvaguardare l'accordo per una Lista Unitaria in vista delle prossime elezioni comunali, e in cambio dell'impegno del gruppo DL a votare la prossima settimana un generico ordine del giorno che invita il Parlamento ad introdurre una normativa nazionale che regoli i diritti delle coppie conviventi. Si tratta di un brutto segnale, che però purtroppo non è isolato.

Nelle ultime settimane in diversi Consigli Comunali italiani a maggioranza di centrosinistra - come Riccione e Brescia per citare gli ultimi esempi - delibere simili non sono neanche state poste in discussione a seguito degli interventi di protesta dei vescovi del posto.

Due settimane fa a Firenze alla Conferenza programmatica dei DS, se non fosse stato per la dura reazione delle lesbiche e dei gay diessini alla relazione evasiva di Bersani e per l'energico intervento pronunciato da Paola Concia, il tema dei PACS avrebbe rischiato di scomparire del tutto dalla discussione programmatica dei DS.

Dieci giorni fa il Tavolo dei Segretari dell'Unione ha annunciato un impegno programmatico della coalizione sulle "Unioni Civili", senza alcun riferimento ai progetti in discussione, a partire dal PACS, e sul quale si è scatenata da giorni nella coalizione una gara al ribasso e al distinguo da parte della Margherita e dell'Udeur, senza che da parte della sinistra italiana ci sia stato alcun serio tentativo quanto meno di rassicurare quelle centinaia di migliaia di coppie di fatto che sono in attesa di veder riconosciuti i loro diritti. Mentre invece un notevole impegno è stato profuso in queste ore dai nostri dirigenti nel rassicurare le associazioni cattoliche sul fatto che l'introduzione di una normativa sulle coppie di fatto dovrà vedere la più ampia condivisione possibile in Parlamento.

Se a tutto questo aggiungiamo il fatto che nelle città principali che andranno al voto in primavera, a partire da Milano e Roma nelle quali risiedono le più numerose comunità glbt del nostro Paese, ancora non si riesce ad affrontare con la dovuta serietà il problema della rappresentanza della popolazione omosessuale nelle assemblee elettive, forse è il caso che si apra una seria discussione.

Tutti questi segnali messi l'uno accanto all'altro non possono non destare preoccupazione e sconcerto tra i cittadini omosessuali italiani e dovrebbero destarlo anche tra i tanti laici che in queste ore stanno tacendo.

Il movimento glbt italiano nel corso degli ultimi anni ha dato ampia prova di serietà, di pazienza e di responsabilità, facendosi carico di avanzare una proposta moderata e di mediazione come quella sul PACS, capace di raccogliere i più ampi consensi anche trasversali.

Ora però l'impressione generale e diffusa è che ci sia chi, scambiando la nostra ragionevolezza e la nostra pazienza per ingenuità, sta pensando di fare dei nostri diritti e della nostra dignità civile merce di scambio sull'altare di un'alleanza politica. Di costruire le fondamenta del Partito Democratico sopra le salme delle nostre rivendicazioni.

A questo punto è necessario che si faccia chiarezza, che alle nostre domande vengano date risposte serie e convincenti. Ci auguriamo che l'Unità possa ospitare nei prossimi giorni un dibattito che ci aiuti veramente a fare dei passi in avanti in questa discussione in cui sono in gioco non mere questioni di tattica e di posizionamento politico, ma la vita quotidiana e concreta di milioni di persone.
16/12/2005 21:29
 
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UN 2006 PER I PACS
Intervista a Sergio Lo Giudice, presidente di Arcigay


S'avvicina la data del 14 gennaio 2006, quando a Roma la società civile, le associazioni laiche e/o progressiste, i partiti, chiamati a raccolta da Arcigay e da Arcilesbica, sfileranno per una grande manifestazione a favore dei PACS, i Patti Civili di Solidarietà. L'appuntamento è per tutti a Piazza Farnese dalle ore 14.30. Un giorno importante, per mostrare al Paese e al Governo presente e futuro che le richieste di diritti civili sono un'esigenza sentita dal popolo italiano, che le sostiene a larga maggioranza. Per questa occasione, il Cassero organizza un pullman, destinazione Roma. Chiamate dalle 09.00 alle 20.00 il numero 051 649 44 16 e prenotatevi!



Per parlarne, per approfondire, per porgli qualche domanda che non leggerete nei quotidiani nazionali, abbiamo incontrato Sergio Lo Giudice, Presidente di Arcigay, che, con chiarezza, ci ha esposto le ragioni politiche della manifestazione. Un'occasione per affrontare i nodi della laicità dello stato italiano e degli obiettivi politici a medio termine del movimento GLBT. Da leggere.

Il senso della manifestazione nazionale di Roma Tutti in PACS, il 14 Gennaio 2006?

Tutti in Pacs vuole essere una grande festa di piazza per le libertà civili e la laicità dello Stato. La centralità del Pacs nel titolo rispecchia l’importanza che oggi la battaglia per una legge sulle unioni civili ha assunto come paradigma di una più generale battaglia per la libertà degli individui e la loro autodeterminazione e per la laicità dello Stato.

Chi parteciperà?

Abbiamo già ricevuto più di un centinaio di adesioni di associazioni, partiti, sindacati. Oltre alle organizzazioni GLBT, ci saranno i partiti della sinistra, l’Arci, la Cgil, la galassia delle associazioni laiche, le organizzazioni studentesche, le reti di donne che si erano già mobilitate per il referendum sulla legge 40. Ci saranno tante coppie, gay, lesbiche ed etero a mostrarsi in carne ed ossa a chi ritiene che dietro le battaglie del movimento GLBT non ci sia una reale esigenza sociale. Spero che tutte le coscienze libere, tutti gli spiriti laici, siano con noi ad affermare un desiderio di libertà.

In questo ultimo anno abbiamo assistito a un protagonismo sempre maggiore delle gerarchie vaticane all'interno del dibattito politico italiano. E' un fatto positivo?

E' del tutto legittimo che il Vaticano esprima le proprie considerazioni religiose, etiche e, perché no, politiche, in piena libertà. E' scandaloso invece che, superando i limiti imposti dallo stesso Concordato, la Conferenza Episcopale Italiana si vada configurando sempre di più come una sorta di Partito Vaticano che minaccia di anatema i politici cattolici, trasforma le chiese in sezioni di partito, interviene nei dettagli della riforma della nostra Costituzione. Ad ogni modo, quello che è veramente intollerabile non è lo spazio politico sempre più esteso che il clero conservatore sta occupando, ma l’atteggiamento remissivo e di sudditanza di partiti e leader politici nostrani. La Chiesa cattolico romana è, per sua natura, non laica, autoritaria, assolutista, antidemocratica. La difesa della laicità, della democrazia, dei diritti di cittadinanza è compito della politica. Fra Don Camillo Ruini che detta legge e Francesco Rutelli che gli obbedisce il mio biasimo maggiore va al secondo. Ruini, nel bene e nel male, fa il suo mestiere, Rutelli no.

Si può parlare di laicità quando la cornice di valori prescritta esclude una pluralità di scelte?

Assolutamente no. Se i valori sono prescritti non formano più la cornice, ma riempiono lo spazio interno, non lasciano cittadinanza a nient’altro. La laicità si ha laddove la cornice delimita uno spazio – tenendovi fuori solo ciò che è violenza e sopraffazione – al cui interno il gioco dei rapporti fra valori etici, considerazioni politiche, credenze religiose possa avvenire in un’ottica di tolleranza e di pluralità.

Vista dall'Italia, l'Europa dei diritti civili sembra così lontana. Le donne sole e/o lesbiche non hanno accesso alla fecondazione assistita; ai gay, alle lesbiche, agli etero, non sono concessi pari diritti per le loro convivenze fuori dal matrimonio. Le reazioni del mondo laico sembrano meno incisive del necessario. Che fare?

L’Europa rimane per noi un ancoraggio necessario, anche se non tutto è roseo al di là delle Alpi, soprattutto dopo l’estensione dell’Europa ad Est. In Polonia, dopo la vittoria dei conservatori alle ultime elezioni politiche, si è assistito ad una recrudescenza omofobica fatta di azioni anti-gay, divieti a manifestare, attentati all’incolumità fisica delle persone. In Lettonia, paese che finora si è rifiutato di recepire la direttiva antidiscriminatoria dell’Unione europea, è stata appena emendata la Costituzione per stabilire che il matrimonio può essere solo fra uomo e donna. Si avvicina il tempo in cui non potremo più aspettare che l’Europa ci salvi: l’Italia deve riuscire a fare a sua parte per mantenere un’Europa laica ed inclusiva.

Quanto è importante il valore della laicità per Arcigay?

E' uno dei suoi valori statutari fondanti e rappresenta la condizione stessa degli altri: promozione dei diritti umani, rifiuto di ogni discriminazione, sereno rapporto fra individuo e ambiente, libertà, uguaglianza, solidarietà, non violenza, democrazia. Dove non c’è laicità c’è assolutismo, monocrazia, fondamentalismo. Magari in nome dei principi più nobili e alti, considerati come verità valida per tutti. Ma se un valore è imposto per legge a tutti non è più un principio morale, ma una costrizione normativa. Qui non c’è più etica, c’è solo potere.

In quali scelte o posizioni di concretizza?

Ogni nostra scelta, ogni nostra posizione si basa su questo presupposto. Parte da qui il nostro impegno per un’effettiva libertà religiosa che ci ha portato, in questi anni, ad avere ottimi rapporti con religioni non cattoliche, come i valdesi o gli ebrei e con aree di cattolicesimo di base molto aperte alle questioni che poniamo. Da qui è nato il nostro impegno nel referendum contro la legge 40 sulla fecondazione assistita, referendum che non recepiva le nostre richieste di estensione alle donne lesbiche della possibilità di accesso alle tecniche, ma che abbiamo voluto comunque appoggiare come battaglia comune contro l’intromissione religiosa sui corpi delle donne.

Perché i PACS sono laici?

Perchè rappresentano una opportunità per tutti e un obbligo per nessuno. Perchè aprono il ventaglio delle possibilità a disposizione delle donne e degli uomini per progettare le loro vite. Perchè rappresentano un passo avanti verso l’abolizione delle discriminazioni normative verso gay e lesbiche.

Quali possibilità ci sono che vengano approvati nella prossima legislatura?

Una legge che riconosce dei diritti anche alle coppie dello stesso sesso sarà quasi certamente approvata se la coalizione di centrosinistra, che su questo ha assunto un impegno preciso, vincerà le prossime elezioni Il nostro prossimo impegno sarà di vigilare attivamente perchè la legge approvata non venga stravolta rispetto alle nostre aspettative. C’è un punto su cui si giocherà la partita: anche se Prodi si è impegnato su una legge che dia un riconoscimento pubblico alla coppia unita civilmente, i sostenitori della proposta Ruini-Rutelli – un semplice contratto di natura privatistica – torneranno all’attacco.

Quante persone prevedi ci saranno alla manifestazione del 14 Gennaio, Tutti in PACS?

Spero tantissime. Più saremo, più forti saranno le nostre battaglie a partire dal giorno dopo.
20/12/2005 20:17
 
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FIDANZATO MA CONTRARIO AI PACS
Sul blog di Caredda si trovano testi di Dylan Thomas e Garcia Lorca, commenti su Bush e foto della sua terrazza. Felicemente fidanzato da quattro anni, è contrario ai Pacs, che considera un «piccolo matrimonio», mentre vorrebbe l'introduzione del matrimonio civile per i gay.

«Uno studio dell'Unione Europea ha rilevato che la diversità crea valore monetario e migliori relazioni aziendali. La Diesel da sempre ha portato avanti questa politica, ma in Italia siamo ancora all'anno zero». Basti pensare che, sempre secondo la ricerca dell'Ue, sette manager italiani su dieci ritengono che la direttiva europea contro la discriminazione da noi non sarebbe applicabile e solo uno su mille che essere gay possa creare problemi in azienda.



Le due parole di tendenza sono Diversity Management, la tutela delle diversità nelle aziende. Anche l'economista americano Richard Florida afferma che il grado di tolleranza è sinonimo di società più creativa ed avanzata. In America e in Inghilterra ormai è un tormentone, anche per paura delle temibili controversie legali dei dipendenti discriminati, al punto che annualmente dalla rivista Diversity Inc viene stilata una classifica delle aziende che si comportano meglio nella tutela delle differenze e in pole position ci so-no colossi come Xemx, JP Morgan Chase, Ibm, Kodak.

A Milano, PrIMO è stato all'avanguardia portando nell'aprile scorso un workshop sul tema. (Si sta dimostrando che le aziende poco sensibili a questo discorso sono quelle più in difficoltà», continua Caredda. E intanto allo Sda della Bocconi è stato istituito un apposito laboratorio dal nome soave Armonia, per seguire l'evoluzione di queste nuove frontiere, che non appartengono solo al diverso orientamento sessuale, ma anche all'etnia, alla nazionalità, all'età e al sesso, allo stato sociale ed economico. E molti manager e ricercatori italiani omosessuali lamentano di dover emigrare per poter esprimere pienamente personalità e capacità. Dice Galli: «Secondo un'indagine della Gay Business Alliance di Washington, il 44 per cento dei cervelli che sono arrivati negli Stati Uniti negli ultimi due anni, sarebbero gay». Un'esagerazione? Come si diceva, nella vita le certezze non esistono.
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