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Francesco De Gregori

Ultimo Aggiornamento: 21/04/2006 16:10
07/03/2006 19:04
 
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Francesco de Gregori - Calypsos

Non ci avrebbe scommesso nessuno, ma a distanza di pochi mesi da Pezzi, ecco il nuovo lavoro di Francesco De Gregori, “Calypsos”. Il titolo evoca la ninfa Kalypsos delle isole Antille, mitica figlia del sole. E soprattutto l’omonima danza nata in questo grande arcipelago dell'America Centrale. Prima ancora di essere danza, però, il calypso era un canto il cui testo, per lo più affidato all’improvvisazione, parlava di vita vissuta, privata o pubblica.

De Gregori, questa volta sembra proprio aver scelto quella privata. Si parla di sentimenti, innanzitutto. In Cardiologia, il primo singolo trasmesso dalle radio, l’etimologia non mente: discorso sul cuore. Per la prima volta, in maniera spudorata, si racconta l’amore che, indecente, si lascia guardare, scrutare da vicino. Non si nasconde dietro ermetismi oscuri, addirittura infrange un tabù “de gregoriano”, si manifesta in un palese “ti amo”. Anche “In Onda” è un richiamo, la testimonianza di un’interminabile attesa: “la mia porta è aperta e la mia luce accesa, come un ladro nella notte puoi venire io non ho difesa, mentre dormo, mentre sogno puoi colpire di sorpresa”.

Il percorso del disco, però, non è a senso unico: ne “La Linea della vita” e in “Tre Stelle” si affaccia un’ironia leggera sottolineata dai cori da pianobar, “L’angelo” è quasi una filastrocca, sognante: un motivo delicato, dal sapore antico. Il ritmo accelera in Mayday che, più vicino alle sonorità del disco precedente, si colloca sulla scia di pezzi storici come: “Il bandito e il campione”, “Adelante, Adelante”, “Sangue su Sangue”. Ritorna anche Roma, la cui immagine, quasi apocalittica, ricorda molte altre “visioni” distorte e disilluse dei recenti lavori del cantautore romano.

Nel complesso “Calypso” è un album che piacerà ai fan e non dispiacerà agli altri, ma, a parte uno o due pezzi, si mantiene a mezza altezza, non decolla. In alcuni punti riecheggia chiaramente il passato, in altri perde spessore e sembra lontano anni luce dai capolavori del cantautore. E per un album di De Gregori sembra un pò poco.
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