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Francesco De Gregori

Ultimo Aggiornamento: 21/04/2006 16:10
25/02/2006 02:56
 
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Il "Dolce stil novo" di De Gregori
Sono trascorsi solo 11 mesi dopo il precedente lavoro, “Pezzi”, che era uscito nel marzo 2005 e che ancora sta vendendo. Da un punto di vista commerciale, pur in un autore prolifico come lui (29 dischi in 34 anni di attività, trascurando le raccolte), l’uscita non si giustifica . L’unica motivazione è quella che ha indicato lui: l’ispirazione. Quando la voglia di scrivere e di comporre ti viene a trovare è difficile resistere. E non c’è alcun dubbio che “Calypsos” sia un disco ispirato.
Si parte dal mito della ninfa Calypso che ama, riamata, Ulisse per 9 lunghi anni. Anni contraddistinti da una folle passione di notte e dai rimpianti per la patria dell’itacense durante il giorno. Poi basta l’intervento di Athena che chiede a Calypso di lasciar partire Ulisse, perché la ninfa non solo non si opponga più, ma aiuti Ulisse a tornare a casa. Da lì De Gregori distilla considerazioni dolceamare sull’amore che confluiscono a formare quasi uno scheletro di concept-album: nove canzoni che tutte, più o meno, girano attorno al tema dell’amore, alle sue varie forme, alle sue evoluzioni ed involuzioni. Ma tutto descritto, raccontato e cantato in punta di penna da un autore in stato di grazia, che riesce, come Ulisse, a navigare tra le Scilla delle banalità e le Cariddi delle concettualità, senza mai perdere il timone, né l’onda favorevole del mare. “Sono in onda” dice Francesco in una delle canzoni più riuscire dell’album (“In onda”), in una voluta commistione tra il mito proposto, tra le insidie delle telecomunicazioni e forse anche dell’impresa a cui si è accinto. Parlare d’amore è compito aspro e disperatissimo. Lo stesso De Gregori aveva irriso al tema, titolando un disco “Canzoni d’amore”, salvo poi riempirlo di canzoni politiche e scherzare con l’ascoltatore nel brano finale: “L'avevi creduto davvero che avremmo parlato d'amore? / L'avevi creduto davvero o l'avevi soltanto sperato col cuore? / Gli occhi oggi gridano agli occhi, e le bocche stanno a guardare / e le orecchie non vedono niente tra Babele e il Villaggio Globale” (“Rumore da niente” - 1992). Oggi, invece, 14 anni dopo De Gregori parla d’amore nelle sue variegate accezioni: “Cardiologia”, la canzone introduttiva è quasi un catalogo: ché in amore “si gioca per vincere / e non si gioca per partecipare”. L’amore che “ha sempre fame”, che “si veste di bianco per scandalizzare”, “che raccoglie conchiglie dopo la mareggiata” ma soprattutto non perdendo mai di vista “che dell’amore non si butta niente”. “Cardiologia”, perché è un intervento a cuore aperto sull’amore.
L’amore di De Gregori è la visione disincantata, ma partecipe di un uomo di 50 anni: non ci sono struggimenti, non ci sono dolori, semmai consigli per “salvarsi la vita” (“Per salvarti la vita / Devi rischiare di più / Per salvarti la vita / Non avere paura / Localizza un'uscita / Fai le cose con cura / Lascia correre l'acqua / Lascia spegnere il fuoco” - “Mayday”), perché, anche se “è tutta una vita che passo da qua / ancora rischio di perdermi” come spiega nella intensa e quasi gospel “Le linee della vita”, una canzone che contempla amori che possono finire, anzi, sui quali la vita passa come una livella. Ma il tono non è mai triste né desolato. L’intero progetto “Calypsos” è un disco solare, fatto di musica acustica e di quadri d’autore ben armonizzati e gentili. D’amore si può vivere e si può soffrire, si può sognare, ma si può anche giocare. E, a tempo perso, stare male. L’importante è ricordarsi sempre “che dell’amore non si getta niente”.
Canzone centrale dell’opera, sia come collocazione che come ispirazione è poi “L’angelo”, forse la meno chiara per quanto riguarda l’attinenza al tema. Chi è questo “angelo” che passa e “ti offre da bere”, ma “non ti vuole spaventare”, che è “venuto a sciogliere e non a legare”? Alcuni hanno azzardato l’angelo della morte, altri preferiscono pensare siano quelle storie d’amore non vincolanti, fatte di piccoli sorrisi e piccoli incontri, che non modificheranno la situazione esistente, ma aggiungeranno un sorriso. Il tempo, e qui torniamo al tema generale, è un calypso, questa volta nel senso del ballo caraibico.
Ma tutto il lavoro è impostato di tonalità calde, colori a cera, tempere incisive sulla tela. Disegni precisi, ma tracciati con tecnica impressionistica, come nel bozzetto che racconta, con grande efficacia, la storia d’amore tra il cantautore e la sua città: “Per le strade di Roma”. Canzone d’amore senza alcun dubbio, per le strade, per la gente, per le situazioni, per il passato che non è mai passato, per il futuro che arriverà, visto negli occhi dei “ragazzi che escono dalla scuola / E sognano di fare il politico o l'attore”. Lo stesso girare per le strade con gli occhi aperti che caratterizzava i giri in Vespa di Nanni Moretti in “Caro diario”. L’amore che fa famiglia è dipinto in maniera mirabile ne “La casa” costruita “Senza tetto e pavimento / E ci faccio quattro porte / Per i punti cardinali / Che ci possa entrare il cane / Che ci possa entrare il cane / Quando sente i temporali”. Amore tangibile; forse nel pomeriggio della vita, come suggeriva un disco precedente, ma assolutamente presente: Costruisco questa casa / ... / E ci pianto quattro spine / Quattro spine e quattro rose / Che raccontano la vita / Che raccontano l'amore / ... / E ci pianto quattro vigne / Per il vino di settembre / E ci metto la scommessa / Che ti voglio amare sempre”. Ma visto che tutto “Calypsos” nasce sotto il segno di un sorriso, la chiusura non può che essere sorridere: “un amore come quello tra Minnie e Topolino” ironizza De Gregori, un amore clandestino o sbarazzino vissuto in un “Tre stelle” vicino alla provinciale: “Un gran bel tre stelle / Fatto apposta per noi / vuoi venirci?”. Un country rilassato che racconta delle stelle che servono “a lasciarti andare /e a farti tornare” in un posto dove “le cameriere sono tutte belle / e sui cuscini mettono le caramelle”. “L’amore comunque”, chiosa De Gregori, recuperando serietà prima del sorriso finale. “Che tu ne faccia meraviglia / O spettacolo banale / Lacrime a rendere / O scherzo di carnevale” ... “l’amore è comunque / è così che ti piace / è così che ti fa immaginare”. Sì, chiudiamo gli occhi, ascoltiamo e immaginiamo. Con un disco come questo riusciamo a percepirlo il battito dell’amore.


Francesco De Gregori
Calypsos
Sony/BMG - 2006

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