Vi siete mai fermati a riflettere su cosa voglia dire essere gay e disabile? Io l’ho fatto, purtroppo, solo qualche settimana fa, venendo a contatto con un mondo totalmente nuovo.
Omosessuali e handicappati, due marchi, due laceranti discriminazioni che emarginano in modo soffocante chi le vive sulla propria pelle.
Da qualche mese le associazioni gay stanno timidamente affrontando il tema, dopo quasi 40 anni dall’inizio delle lotte per la rivendicazione dei diritti omosessuali.
Perché ci siamo dimenticati di loro? Perché abbiamo fatto finta che non esistessero?
E’ stata una dimenticanza gravissima, un errore senza appello, ma a questo punto meglio guardare al futuro che recriminare sul passato. Io, nel mio piccolo, non posso fare altro che scusarmi con tutti i ragazzi gay e disabili che si sono sentiti abbandonati proprio da coloro che avrebbero dovuto difenderli e sostenerli.
Proprio noi, vittime di discriminazioni sessuali e sociali, noi che gridiamo sempre contro i pregiudizi e l’emarginazione della cultura dominante, siamo stati, non dico ostili, ma almeno indifferenti di fronte a situazioni così drammatiche.
Il modello imperante del gay griffato, tirato a lucido, col capello all’ultima moda e pronto all’abbordaggio in discoteche, saune e spiagge, poco si concilia con l’immagine meno divina di un ragazzo su una sedia a rotelle o zoppo, lo so. Ma il mondo gay non può e non deve essere solo quello che si rifà il trucco (metaforicamente) per le occasioni mondane.
Insomma, non abbandoniamoli di nuovo.