Approfitto di un articolo trovato on line per spiegare in cosa consiste l'open source e il copyleft.
Volete creare e bere una "cola" fatta in casa? Ecco la ricetta! Un buon spunto per parlare di "Open Source" e "Copyleft" viene da un articolo pubblicato da Internazionale, il settimanale che pubblica la rassegna stampa dei giornali di tutto il mondo.
Direttamente dal sito Internazionale.it:
• 3,5 ml olio d'arancia
• 1 ml olio di limone
• 1 ml olio di noce moscata
• 1,25 ml olio di cassia
• 0,25 ml olio di coriandolo
• 0,25 ml olio di neroli
• 2,75 ml olio di lime
• 0,25 ml olio di lavanda
• 10 g gomma arabica*
• 3 ml acqua
* Usare solo quella per uso alimentare
Preparazione dell'essenza
Miscelate gli oli in una tazza.
Aggiungete la gomma arabica e mescolateli con un cucchiaio.
Aggiungete l'acqua e amalgamate il composto.
In alternativa potete utilizzare anche un mixer e frullare il tutto per 5 minuti.
La miscela può essere tenuta in frigo in un contenitore sigillato oppure a temperatura ambiente.
Preparazione dello sciroppo
Aggiungete a 5 millilitri di essenza i 3 cucchiai e mezzo di acido citrico, poi l'acqua e infine lo zucchero.
Se preferite potete aggiungere la caffeina facendo attenzione a scioglierla molto bene.
Aggiungete poi i 30 ml di caramello.
Per finire la vostra Cola Cola dovete calcolare per ogni parte di sciroppo 5 parti di acqua gassata.
Eccoci, la nostra Coca Cola è pronta.
Se negli ultimi mesi siete stati a una fiera informatica forse l'avete vista: una lattina color argento, con il logo di una linguetta a strappo e a fianco la scritta "opencola". Dentro c'è una bevanda frizzante che somiglia molto alla Coca-Cola e alla Pepsi. Ma sulla lattina c'è scritto qualcosa che rende questa bevanda diversa: "Controllatene l'origine su opencola.com". Andate alla pagina web indicata e vedrete qualcosa che non c'è sul sito della Coca-Cola o della Pepsi: la ricetta della cola. Per la prima volta nella storia potete realizzare l'originale a casa vostra.
OpenCola è il primo prodotto di consumo open source (sorgente aperta). Definendolo open source il suo fabbricante sta dicendo che le istruzioni per realizzarlo sono aperte a tutti. Chiunque può produrre la bevanda, modificarne e migliorarne la ricetta, a condizione che la nuova formula rimanga di dominio pubblico. È un modo piuttosto insolito di fare affari: la Coca-Cola non dà via i suoi preziosi segreti commerciali. Ma è proprio questo il punto. OpenCola lancia un segnale importante: una battaglia che da tempo oppone due diverse filosofie di sviluppo dei programmi informatici si è estesa al resto del mondo.